Monti Augusto

Professioni: Professore, scrittore
Ambiti di produzione: Associazionismo secondario, letteratura italiana, politica scolastica
Luoghi di attività: Piemonte

Augusto Monti nacque il 29 agosto 1881 a Monastero Bormida (Asti) da genitori di modeste condizioni economiche, Bartolomeo e Luisa Berlingieri, che tuttavia lo avviarono agli studi. Nel 1902 si laureò in Lettere presso l'università di Torino. Cominciò a insegnare in una scuola tecnica a Giaveno (Torino, 1902-1904) e nel frattempo conseguì una seconda laurea in Filosofia nel 1904. Prima della Grande guerra ebbe incarichi nelle scuole secondarie di Bosa (Sardegna, 1904-1906), Chieri (Torino, 1906-1911), Reggio Calabria (1911-1912) e Sondrio (1913-1918). Partecipò come volontario alla guerra animato da un interventismo di natura democratica.

Oltre che insegnante, scrittore brillante, letterato acuto, seguì appassionatamente le vicende scolastiche e educative dell'Italia dei primi decenni del '900. Intensa fu la sua partecipazione alle vicende della Federazione nazionale insegnanti scuola media con coeve collaborazioni con importanti riviste quali «L'Unità» di Gaetano Salvemini (con cui stese il programma elettorale della Lega Democratica) e «La Voce» di Giuseppe Prezzolini, «Nuovi doveri» (SPES, n. 755, diretta da Giuseppe Lombardo Radice) e, in seguito, con il quotidiano «Corriere della sera». Dopo una parentesi bresciana nell'immediato dopoguerra, nel 1923 il M. approdò al liceo classico «D'Azeglio» di Torino.

Tali interessi ebbero fisionomia sistematica nel volume Scuola classica e vita moderna (1920 con edizioni successive; più tardi avrebbe dato alle stampe un altro volume di argomento scolastico, I miei conti con la scuola, 1965, un'«autobiografia didattica progettata da tempo») in cui il M. svolse compiutamente la propria visione di scuola incentrata sulla libertà didattica dell'insegnante, sul rispetto degli alunni e sulla prudente attenzione verso le condizioni ambientali e sociali in cui agisce la scuola. In particolare il M. ebbe sempre molto ben presente la convinzione che la professione dell'insegnante andava vista come una vera e propria «missione» all'interno della società, volta a combattere conformismi e passività intellettuale e a stimolare, invece, lo spirito critico e l'autonomia del pensiero dell'allievo.

Condivise le proposte politico scolastiche di Benedetto Croce e parte di quelle elaborate dal gruppo neoidealista in specie sul tema della libertà scolastica (il M. aderì ad alcune iniziative promosse da Giuseppe Lombardo Radice). Del tutto diversa fu tuttavia la sua reazione al progressivo avvicinamento dei neoidealisti al fascismo, con una netta chiusura a qualsiasi ipotesi d'intesa dovuta alla deriva autoritaria dell'esperienza mussoliniana.

Decisivo in questo senso fu l'incontro con Piero Gobetti e la sua collaborazione in prospettiva antifascista alla rivista «Rivoluzione liberale», che portò ben presto il M. a procurarsi la fama di intellettuale scomodo, nonché ispiratore e maestro di un'intera generazione di intellettuali torinesi che entrarono in contatto con lui durante gli anni del suo insegnamento torinese: Cesare Pavese, Norberto Bobbio, Giulio Einaudi, Vittorio Foa, Massimo Mila e altri.

Lasciato l'insegnamento nel 1932, fu coinvolto nel 1935 nei processi contro il gruppo di «Giustizia e libertà» e condannato a cinque anni di prigione. Militante nel Partito d'azione, ricoprì posti di responsabilità nella guida della scuola piemontese nella fase di transizione tra la fine della guerra e l'avvio della vita politica post bellica nell'ambito del Comitato di liberazione nazionale. Si batté in particolare per il riconoscimento di una maggiore autonomia della scuola, per lo sfoltimento burocratico, per un più stretto rapporto tra il sistema d'istruzione e gli enti locali.

Intensa continuò a essere anche negli anni '50 la sua attività saggistica e giornalistica («L'Unità», «Rinascita», «Belfagor», «Il Ponte») a favore di una concezione democratica e laica dell'educazione e della scuola.

Il nome del M. è inoltre associato all'attività letteraria in specie con l'opera di narrativa intitolata I Sansôssí («Gli spensierati»), storia del Piemonte liberale tra Langhe e Torino, pubblicata nel 1929, poi parte della trilogia La storia di papà insieme a Quel Quarantotto del 1934 e L'iniqua mercede del 1934, riedita nel 1949 da Einaudi con il titolo Tradimento e fedeltà e nel 1963, sempre da Einaudi, come I Sansôssí. Nel 1977, infine, furono pubblicate postume le Lettere a Luisotta, scritte alla figlia dal carcere. Il M. morì a Roma l'11 luglio 1966.

[Giorgio Chiosso, Giorgio Primerano]

Fonti e bibliografia: parte delle carte del M. è conservata presso la Fondazione «L. Einaudi», Torino; altri documenti in Centro studi «P. Gobetti», Torino; A. Monti, Opere, Cuneo, Araba Fenice, 3 voll. 1993-1996 (in particolare vol. II, introduzioni di R. Fornaca e A.A. Mola).

DBI, vol. LXXVI, pp. 222-225; EP, vol. IV, cc. 7880-7883; PE, p. 300; E. Bonora (ed.), Dizionario della letteratura italiana, Milano, Rizzoli, 1977, vol. I, p. 347; Dizionario Bompiani degli autori, Bompiani, Milano, 1987, vol. III, p. 1545.

L. Ambrosoli, La Federazione nazionale insegnanti scuola media dalle origini al 1925, Firenze, La Nuova Italia, 1967, pp. 13-15, 148, 196-197 e passim; R. Fornaca, I problemi della scuola italiana dal 1943 alla Costituente, Roma, Armando, 1972, pp. 51-56; G. Tesio, Augusto Monti. Attualità di un uomo all'antica, Cuneo, L'Arciere, 1980; G. Barberi Squarotti, Le colline, i maestri, gli dei, Treviso, Santi Quaranta, 1991, pp. 145-146; A Dughera, Tra le carte di Pavese, Roma, Bulzoni, 1991, pp. 49-103; G. Tesio, Piemonte letterario dell'Otto-Novecento, Roma, Bulzoni, 1991, pp. 11-61.