Monicelli Tomaso

Professioni: Scrittore
Ambiti di produzione: Letteratura per l'infanzia, socialismo
Luoghi di attività: Lombardia, Lazio

Tomaso Monicelli nacque a Ostiglia (Mantova) il 10 febbraio 1883. Conseguita la licenza ginnasiale nel 1898, a causa delle difficoltà economiche della famiglia, fu costretto ad abbandonare gli studi classici per iscriversi all'istituto tecnico «C. Cattaneo» di Milano che lasciò nel 1899 per cercare un impiego.

Dotato di buona penna fin dagli anni adolescenziali, cominciò a lavorare presso la casa editrice Treves con mansioni amministrative. Nel frattempo si avvicinò al socialismo. Nel 1903 esordì su «Avanguardia socialista», settimanale fondato da Arturo Labriola ed espressione del sindacalismo rivoluzionario, con scritti siglati dagli pseudonimi «L'homme qui rit» e «L'homme qui pipe». Fu in seguito esponente di spicco della Camera del lavoro di Milano e diresse «La Gioventù socialista», organo di stampa della Federazione giovanile milanese; nel 1904 fu tra i promotori dello sciopero generale nazionale proclamato il 16 settembre.

L'anno successivo divenne redattore dell'«Avanti!» e «Avanti della Domenica» e dal 1908 gli fu assegnata la direzione della sezione di critica letteraria e teatrale. Riscoperta la passione giovanile per il teatro (risaliva al 1899 il primo atto unico I miei professori: monologo per signorina), tra il 1905 e il 1910 scrisse opere che ottennero un buon successo di pubblico, in specie la trilogia drammatica Il viandante (1907), L'esodo (1908) e La terra promessa (1910).

Lasciato l'«Avanti!», nel 1909 il M. fondò a Milano «Il Viandante», rivista politico-letteraria (tra i collaboratori annoverò Guido Gozzano, Corrado Govoni, Salvatore Gotta ed Enrico Pea), espressione del suo progressivo avvicinamento agli ideali nazionalisti. Nel 1911 diede inizio a un proficuo connubio con l'amico e futuro cognato Arnoldo Mondadori, già titolare di un'affermata tipografia a Ostiglia, che si avvalse della sua collaborazione per fondare, nel 1912, la casa editrice La Scolastica (TESEO '900, n. 275).

Il primo volume di successo pubblicato con il nuovo marchio editoriale fu la raccolta Aia Madama: novelle e costumi paesani (1912), ma già nel 1911 la tipografia di Mondadori aveva stampato la fiaba Nullino e Stellina: storia di due bambini, sua opera di esordio nella letteratura infantile e il volume Come l'Italia andò a Roma: pagine di storia per gli alunni delle scuole elementari; risalgono al 1912 L'Italia più grande: come abbiamo conquistato la Tripolitania e la Cirenaica e il corso di letture Scintille, compilato assieme a Gino Armandi.

Nel 1913 gli venne affidata la direzione della «Bibliotechina de La Lampada», prima collana di libri illustrati per l'infanzia della Scolastica, che inaugurò con il fortunato volumetto Il piccolo viandante (1913) e che alimentò di apporti di notevole profilo educativo ed estetico. Straordinario seguito ottennero anche Il viaggio d'Ulisse, riduzione dell'Odissea dedicata ai ragazzi (1915, Bemporad) e, in seguito, La Regina Marmotta, raccolta di sei fiabe rivisitate (1922).

Allontanatosi frattanto dal socialismo e dopo una prima, breve collaborazione con «Il Resto del Carlino», nel 1914 approdò a «L'Idea nazionale», organo ufficiale del Partito nazionalista italiano, poi al giornale interventista «Il Fronte interno»; allo scoppio della Grande guerra si arruolò come volontario e fu corrispondente di guerra per «L'Idea nazionale», di cui assunse la direzione nel 1921. Tra il 1921 e il 1922 diresse anche «Il Giornale di Roma» e «Il Tempo» e dal 1923 fu alla guida de «Il Resto del Carlino».

L'iniziale, convinta adesione al fascismo divenne aperta critica nel 1924, in seguito al delitto Matteotti; minacciato e intimidito dal regime, nel 1925 lasciò definitivamente la direzione de «Il Resto del Carlino» per entrare nel consiglio di amministrazione della Società italiana autori editori (1926). Tra il 1927 e il 1928 diresse l'Istituto nazionale per la rappresentazione dei drammi di D'Annunzio, poi, ormai emarginato professionalmente e politicamente, abbandonò per sempre la vita pubblica e cadde in una prostrazione che lo condusse al suicidio. Il M. morì a Roma il 25 maggio 1946.

[Silvia Assirelli]

Fonti e bibliografia: documentazione sul M. è conservata presso la Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma, fondo Ojetti; Fondazione «U. Spirito», Roma, fondo Panunzio e l'Archivio storico Giunti, Firenze, fondo Bemporad.

DBI, vol. LXXV, pp. 676-679; PE, p. 299; TESEO '900, n. 275; Archivio Biografico Italiano, I 667, 331; II 393, 304-309; III 283, 323-326; T. Rovito, Letterati e giornalisti italiani contemporanei, Napoli, Rovito, 1922, p. 271; D. Cinti, Dizionario degli scrittori italiani classici, moderni e contemporanei, Milano, Sonzogno, 1939, p. 164; Enciclopedia dello spettacolo, Roma, Le Maschere, 1954-1962, vol. VII, pp. 743-744; E.M. Fusco, Scrittori e idee: dizionario critico della letteratura italiana, Torino, SEI, 1956, p. 395.

G. Ruberti, Storia del teatro contemporaneo, Bologna, Cappelli, 1928, vol. II, pp. 664-666; G. Fanciulli, E. Monaci Guidotti, La letteratura per l'infanzia, Torino, SEI, 1937, p. 274; Gli ostigliesi in memoria di Tomaso Monicelli: in occasione delle onoranze tributategli a Ostiglia il 14-15 ottobre 1950, Società Colombo di Ostiglia, 1950; P. Boero, C. De Luca, La letteratura per l'infanzia, Roma-Bari, Laterza, 1995, pp. 105, 132-133 e 338-339; A. Andreoli, F. Chiavegatti (edd.), Tomaso Monicelli, sessant'anni dopo: un protagonista della cultura e della storia italiana del primo Novecento, Mantova, Sometti, 2007; F. Chiavegatti (ed.), Tomaso Monicelli: un protagonista della cultura e della storia italiana del primo Novecento, Mantova, Sometti, 2010.