Mompiani Giacinto

Professioni: Educatore
Ambiti di produzione: Divulgazione agraria, educazione e istruzione popolare, pedagogia speciale
Luoghi di attività: Lombardia

Giacinto Mompiani nacque a Brescia il 28 gennaio 1785 da Girolamo e Laura Cerioli. Conforme alle prassi delle famiglie aristocratiche la sua formazione fu affidata a un precettore, don Girolamo Monticelli. Notevole incidenza ebbe un soggiorno a Vienna (1815), dal quale tornò con chiare idee di ammodernamento e miglioramento della sua città. Fu in questo clima che iniziò la sua militanza pedagogica nel 1816 quando venne a conoscenza del caso di un giovane sordomuto, Pietro Spada, definito refrattario a qualsiasi forma di educazione. Il M. decise di prenderlo con sé e di tentarne il recupero attraverso un'intensa opera di rieducazione. Mise a punto a tal fine un piano d'istruzione basato sullo studio dell'alfabeto, della grammatica, della natura fisica e della religione.

Nel 1817, visti i buoni risultati ottenuti, aprì una scuola per sordomuti, particolarmente per quelli in situazione di povertà, nella sua abitazione di Brescia.

Intorno al 1818 Michele Chiaranda, barone di Friddani, palermitano, convinto sostenitore delle scuole di mutuo insegnamento, illustrò al M. i risultati ottenuti dal sistema mutuo in Francia e in Inghilterra; venuto poi a diretto contatto con le società promotrici dell'innovazione, il nobile siciliano gli spedì le più recenti pubblicazioni riguardanti l'argomento. Così stimolato, il M. nel gennaio del 1819 avviò a Brescia la prima scuola di mutuo insegnamento, mentre i fratelli Camillo e Filippo Ugoni ne aprivano un'altra nella villa del Campazzo a Pontevico. Federico Confalonieri visitò la scuola bresciana e propose al suo fondatore di trasferirsi a Milano per assumere la direzione delle nuove scuole, ma il M. rifiutò l'incarico e preferì accettare la nomina a vicedirettore del ginnasio.

Il materiale didattico usato nelle scuole lombarde (tavole di lettura, scrittura e aritmetica) fu ideato e realizzato da M. di comune accordo con la Società milanese. L'educatore bresciano decise inoltre di applicare anche all'insegnamento della religione il metodo d'istruzione vicendevole e di compilare un catechismo, rimasto inedito, che rispondesse alle esigenze del nuovo sistema. Il M. predispose infine un manuale con le raccomandazioni indispensabili per fondare e far ben funzionare una scuola reciproca, testo che tuttavia rimase inedito e fu poi reperito tra le carte del Confalonieri.

Più educatore che uomo d'azione, pur condividendo le idee liberali e nazionali degli altri sostenitori delle scuole mutue, il M. era forse il più lontano dalle implicazioni politiche e il più preoccupato della sopravvivenza delle scuole. Ciononostante la repressione austriaca non lo risparmiò e nel settembre 1820 un decreto ne impose la chiusura.

Terminata forzosamente questa esperienza, il M. tornò al primario interesse per l'educazione dei sordomuti: nell'agosto del 1821, infatti, chiese al governo di poter aprire una piccola stamperia annessa alla scuola aperta nella sua abitazione nella convinzione che i sordomuti fossero particolarmente adatti a svolgere questo tipo di lavoro e che attraverso questa via fosse più agevole il loro inserimento nella società. Il governo, probabilmente a causa dei sospetti politici nei confronti di M., non concesse l'autorizzazione e suggerì all'educatore di appoggiarsi alla già attiva tipografia del sacerdote Barchi.

A causa delle relazioni intrattenute con il Confalonieri e altri liberali (Ugoni, Porro e Giovanni Arrivabene) l'11 gennaio 1822 fu ordinata la perquisizione delle sue abitazioni di Brescia e di Leno. Fra le sue carte fu trovata una lettera che Confalonieri gli aveva indirizzato alcuni mesi prima; per questo motivo fu prima interrogato a Milano e quindi arrestato con l'accusa di alto tradimento per una sua presunta partecipazione alla cospirazione animata dal Confalonieri.

Nel dicembre 1823 fu scarcerato per mancanza di prove. Rientrato a Brescia, si dedicò con rinnovato vigore alla scuola per sordomuti, ideò una scuola agraria, tenne dotte relazioni nell'ateneo bresciano e riprese lo scambio epistolare con alcuni tra i più significativi esponenti del movimento pedagogico risorgimentale ( Raffaello Lambruschini, Cosimo Ridolfi, Bianca Mojon Milesi e altri).

In merito all'educazione dei sordomuti, egli svolse non solamente un'attività didattica pratica, ma anche pedagogica. Nell'anno accademico 1830-1831 fece due interventi all'ateneo bresciano, nei quali presentava le sue esperienze, ma soprattutto proponeva un'analisi psicologica del sordomuto e sottolineava, tra i primi in Italia, la necessità di trattare da un punto di vista scientifico l'educazione dei sordomuti e di diffonderla il più possibile. Non abbiamo notizie o testimonianze sull'Istituto dei sordomuti. Sappiamo che fu chiuso dopo pochi anni e che il M. compilò delle lezioni per i suoi allievi che, probabilmente a causa della chiusura della scuola, non furono terminate.

Nell'estate del 1839 intraprese un lungo viaggio in Europa per studiare le riforme carcerarie delle altre nazioni. Il M. pubblicò i risultati dei suoi studi sul «Politecnico» e sulla «Rivista europea»: la relazione ebbe larga risonanza e può essere considerata il primo saggio di pedagogia carceraria nel nostro paese. M. sosteneva che il carcere doveva essere un luogo di rieducazione, al fine di favorire il recupero della persona e il futuro reinserimento del carcerato nella società.

Nel 1848 fu membro del governo provvisorio a Brescia e sostenne l'annessione della Lombardia al regno sabaudo. Scoraggiato dalla condanna di Pio IX del neoguelfismo giobertiano e dallo sfortunato andamento della prima guerra d'indipendenza, decise di ritirarsi a vita privata a Leno (Brescia) dove morì il 29 dicembre 1855.

[Elisa Mazzella]

Fonti e bibliografia: AS, Milano: Processi politici, bb. 26, 31, 34; Studi, parte moderna, bb. 737, 901; Presidenza di Governo, b. 27; AS, Brescia, Delegazione provinciale, Istruzione, b. 4144. Testi del M. sono conservati presso Archivio dell'ateneo di Brescia; quelli più significativi sono raccolti in R. Mazzetti, Giacinto Mompiani. Scuole mutue, Asili, educazione emendatrice dal 1818 al 1850, con carteggi e documenti inediti, Brescia, Vannini, 1932.

DBI, vol. LXXV, pp. 494-496; EP, vol. IV, cc. 7827-7829; PE, pp. 298-299.

A. Giussani, Un'iniziativa di Giacinto Mompiani per i sordomuti a Brescia, in Miscellanea di studi in onore di Ettore Verga, Milano, Archivio storico civico, 1931, pp. 119-132; V. Mazzucchelli, L'educazione popolare dibattiti e strutture, in P. Brotto et al., Problemi scolastici ed educativi nella Lombardia del primo Ottocento, Milano, SugarCo, 1977, vol. I, pp. 7-92 e 187-300; S. Onger, La città dolente. Povertà e assistenza a Brescia durante la Restaurazione, Milano, Angeli, 1996, pp. 144 e 221; C. Pancera, Maestri e istruzione popolare in Lombardia nel periodo pre-unitario, in «I Problemi della pedagogia», 2000, n. 4-6, pp. 1-26.