Micheli Giuseppe

Professioni: Uomo politico
Ambiti di produzione: Associazionismo magistrale, libertà di insegnamento, movimento cattolico, politica scolastica
Luoghi di attività: Emilia Romagna, Italia

Giuseppe Micheli nacque a Parma il 19 ottobre 1874 da una famiglia benestante e di solida fede cattolica. Studiò presso i collegi salesiani di Lodi e Alassio, partecipando fin dagli anni dell'adolescenza a gruppi e sodalizi cattolici, in particolare alla Gioventù cattolica e alla Scuola di religione e studi sociali diretta dal salesiano don Carlo Maria Baratta. Nel 1899 fondò l'associazione «Giovine Montagna» per la valorizzazione dell'Appennino emiliano cui seguì la pubblicazione dell'omonimo settimanale l'anno successivo. Dopo il conseguimento della laurea presso la facoltà di Giurisprudenza di Parma, si abilitò alla professione notarile che esercitò dal 1909.

Prese parte militante alla vita politica dei cattolici del tempo: fu in contatto con Giuseppe Toniolo, Filippo Meda e Romolo Murri, di cui fu amico. Nel 1903 condivise i progetti dei giovani democratici cristiani, entrando fatalmente in contrapposizione con le «vecchie» gerarchie del cattolicesimo. Nel 1904 fu membro del consiglio direttivo dell'Associazione dei comuni italiani e nel 1906 promosse una impegnativa impresa editoriale che avrebbe dovuto accumunare tutte le più note testate giornalistiche cattoliche, progetto poi attuato due anni più tardi mediante la costituzione della Società editrice romana.

Il nome del M. è associato alle vicende scolastiche in età giolittiana per due principali ragioni. Nel 1911 fu chiamato alla presidenza dell'Associazione magistrale cattolica «N. Tommaseo» in un momento particolarmente difficile in seguito a divergenze anche acute insorte nel sodalizio in relazione ai dibattiti a margine della legge Daneo-Credaro che avocava allo Stato le scuole elementare. Il M. restò alla guida del sodalizio magistrale fino al 1919, orientandolo con mano ferma nei complessi passaggi della statizzazione dell'istruzione primaria e della congiuntura bellica. In secondo luogo il M. fu sensibile alla difesa dei diritti delle scuole cattoliche, condividendo le richieste delle principali associazioni del settore, anticipando in tal modo quello che fu uno dei capisaldi della politica scolastica del Partito popolare.

Nel 1919 cominciò la sua carriera politica alla Camera diventando segretario del Partito popolare di Luigi Sturzo. Nel 1920 il M. fu nominato ministro dell'Agricoltura e in seguito ricoprì analogo incarico nel ministero dei Lavori pubblici e delle Ferrovie. Complessi furono i suoi rapporti con il fascismo, prima possibilista, poi nettamente avverso fino ad aderire alla secessione aventiniana con successivo ritiro dalla vita pubblica.

Ritornò sulla scena politica solo nel secondo dopoguerra quando fu eletto deputato all'Assemblea costituente e senatore nella prima legislatura. Il M. morì a Roma il 17 ottobre 1948.

[Stefania Spadea]

Fonti e bibliografia: Biblioteca Palatina, Parma, fondo Micheli.

DSMCI, vol. II, pp. 374-379; SPES, n. 301; R. Lasagni, Dizionario biografico dei parmigiani, Parma, PPS, 1999, p. 530- 535.

L. Pazzaglia, (ed.), Cattolici, educazione e trasformazioni socio-culturali in Italia tra Otto e Novecento, Brescia, La Scuola, 1999, pp. 517, 544-551, 558, 583-585, 587-588 e 591.