Mazzolari Primo

Professioni: Sacerdote, educatore, professore
Ambiti di produzione: Cultura ed educazione religiosa, educazione giovanile, movimento cattolico
Luoghi di attività: Lombardia, Italia

Primo Mazzolari nacque a Boschetto, frazione di Cremona, il 13 gennaio 1890 da Luigi e Grazia Bolli. Trasferitosi nel 1900 con la famiglia a Verolanuova (Brescia), nel 1902 entrò nel seminario di Cremona, dove fu influenzato soprattutto dal magistero e dalla figura spirituale di mons. Geremia Bonomelli. Superata una crisi vocazionale poco prima di essere ordinato sacerdote (24 agosto 1912), fu quindi destinato come vicario cooperatore presso la parrocchia di Spinadesco (Cremona) e poi, per qualche mese, come curato nel suo paese natale.

Nell'autunno del 1913 fu nominato professore di Lettere nel ginnasio del seminario vescovile e, durante le vacanze estive, si occupò degli emigrati italiani di ritorno dalla Germania e di quelli stabilitisi ad Arbon in Svizzera. Nel 1914 si avvicinò alla Lega democratica di Eligio Cacciaguerra, collaborando, fino al 1917, alla rivista «L'Azione» di Cesena, sulle cui colonne espresse la sua posizione a favore dell'intervento italiano in guerra e quindi partecipò in prima persona alle vicende belliche.

Nominato parroco di Cicognara (Mantova) nel 1922, connotò il suo ministero con una marcata attenzione alla pastorale popolare. Qui aprì una biblioteca parrocchiale e la scuola serale per i contadini. L'esperienza di Cicognara, raccontata e rielaborata idealmente nella raccolta di novelle Tra l'argine e il bosco (1938) e nel romanzo La pieve sull'argine (1952), riconosceva la centralità della parrocchia come espressione della prossimità della Chiesa agli umili e come contesto più adatto per avvicinare i lontani alla fede.

Da questa convinzione nascevano anche le critiche rivolte all'Azione cattolica del tempo, alla quale rimproverava la lontananza dalle aspirazioni della gioventù alla libertà e all'anticonformismo. Il M. stigmatizzava soprattutto la «metodomania» che caratterizzava i canali istituzionali della formazione cattolica e auspicava percorsi educativi che stimolassero la loro libera e responsabile adesione al Vangelo. Guardò inoltre con diffidenza alla Conciliazione e fu avverso al fascismo, ciò che gli costò non solo segnalazioni da parte delle autorità civili alla curia, ma anche, nel 1931, un episodio di intimidazione.

Nel 1932 il M. fu promosso arciprete di Bozzolo (Mantova), esperienza in cui all'attività pastorale si associò un'alacre attività pubblicistica, iniziata col volume Il mio parroco. Confidenze di un povero prete di campagna (1932), cui fece seguito La più bella avventura. Sulla traccia del «prodigo» (1934). In questo volume delineò i temi centrali che ne avrebbero accompagnato anche la successiva riflessione religiosa, educativa e politica: la visione di una Chiesa capace di riconoscere i propri limiti e aperta al dialogo con i lontani, l'importanza di valori quali la giustizia, la fratellanza e la solidarietà, la predilezione per i poveri. La pubblicazione fu, però, censurata dal S. Uffizio, assieme ad altre dello stesso periodo.

Dopo aver aderito al Movimento guelfo di Piero Malvestiti, partecipò alla Resistenza, esperienza riletta in Diario di una primavera (1961) e Rivoluzione cristiana (1967). Arrestato il 31 luglio 1944, fu rilasciato e costretto a vivere in clandestinità fino alla Liberazione.

Nel secondo dopoguerra partecipò attivamente al dibattito culturale e politico italiano, collaborando con il settimanale «Democrazia» della Democrazia cristiana lombarda e fondando, nel 1949, il quindicinale «Adesso». La sua riflessione fu segnata dapprima da una «pedagogia dell'incarnazione», impegnata a sostenere i cattolici in politica, e poi, in seguito alla vittoria elettorale del 1948, da una «pedagogia dello stimolo», volta a ricordare la radicalità evangelica e le esigenze morali dell'attivismo socio-politico dei cristiani.

Gli educatori, quindi, attraverso la loro testimonianza personale e rifiutando un arido intellettualismo, erano chiamati a scuotere le coscienze e a concorrere alla promozione di un autentico umanesimo cristiano. A causa delle sue idee, soprattutto su temi quali l'apertura a sinistra, il pacifismo e le ingiustizie sociali, don Primo incorse in diversi provvedimenti censori da parte dell'autorità ecclesiastica: oltre al divieto di scrivere di argomenti che avessero implicazioni sociali, nel 1954 gli fu proibito di predicare fuori dal territorio della sua parrocchia. In questi anni di parziale isolamento, diede alle stampe Il segno dei chiodi (1954), La parola che non passa (1954), Tu non uccidere (1955), in cui si esprimeva a favore dell'obiezione di coscienza al servizio militare, La parrocchia (1957) e I preti sanno morire (1958).

Solo negli ultimi due anni della sua vita si manifestarono alcuni segnali a favore della sua riabilitazione ecclesiale: nel 1957 fu chiamato dall'arcivescovo Giovanni Battista Montini a predicare in occasione della Missione di Milano e, il 2 febbraio del 1959, fu ricevuto in udienza da Giovanni XXIII. Il M. morì a Cremona il 12 aprile dello stesso anno.

[Paolo Alfieri]

Fonti e bibliografia: documentazione sul M. è conservata presso la Fondazione omonima, Bozzolo e in Archivio segreto Vaticano, Affari ecclesiastici straordinari, Italia, 812, ff. 440-441, corrispondenza col vescovo di Cremona relativa al rev. P.M. di Bozzolo.

DBI, vol. LXXII, pp. 661-664; DSMCI, vol. II, pp. 349-354; EP, vol. IV, cc. 7485-7489.

A. Bergamaschi, Pedagogia e vita in Primo Mazzolari, Bologna, Dehoniane, 1973; C. Bellò, Primo Mazzolari. Biografia e documenti, Brescia, Querinaria, 1978; F. Molinari, Don Mazzolari e Pinocchio, in «Studium», 1980, n. 6, pp. 770-775; G. Campanini, Don Primo Mazzolari fra religione e politica, Bologna, Dehoniane, 1989; G. Sigismondi, La Chiesa: «un focolare che non conosce assenze». Studio del pensiero ecclesiologico di don Primo Mazzolari (1890-1959), Assisi, Porziuncola, 1993; G. Campanini, M. Truffelli (ed.), Mazzolari e «Adesso». Cinquant'anni dopo, Brescia, Morcelliana, 2000; F. De Giorgi, Linguaggi totalitari e retorica dell'intransigenza: Chiesa, metafora militare e strategia educativa, in L. Pazzaglia (ed.), Chiesa, cultura e educazione in Italia tra le due guerre, Brescia, La Scuola, 2003, pp. 87-91; M. Guasco, S. Rasello (edd.), Mazzolari e la spiritualità del prete diocesano, Brescia, Morcelliana, 2004; G. Vecchio (ed.), Mazzolari, la Chiesa del Novecento e l'universo femminile, Brescia, Morcelliana, 2006; L. Benevelli, Don Primo Mazzolari. Un prete del suo tempo (1959-2009), Bozzolo-Mantova, Fondazione «Mazzolari»-Istituto Mantovano di storia contemporanea, 2010.