Mazzini Giuseppe

Professioni: Uomo politico, scrittore, educatore
Ambiti di produzione: Educazione e istruzione popolare, pedagogia, politica scolastica
Luoghi di attività: Liguria, Inghilterra, Italia

Giuseppe Mazzini nacque a Genova il 22 giugno 1805. Laureato nel 1827 in Giurisprudenza, dopo aver abbandonato gli studi di Medicina, che gli avrebbero consentito di seguire la carriera del padre, ex giacobino e medico, docente nell'università di Genova, si dedicò a studi letterari, collaborando con riviste culturali di orientamento liberale e a questioni politiche.

Aderì assai giovane alla Carboneria e già nel 1830, dopo un primo arresto, fu costretto a scegliere tra il confino e l'esilio. Da quel momento, iniziò la sua vita di esule, prima in Svizzera e poi in Inghilterra, con pochi e sempre clandestini rientri in Italia, fino al ritorno definitivo un anno prima della morte, ma sotto falsa identità e senza aver mai accettato la nomina a parlamentare del Regno (1868), restando fedele al suo ideale repubblicano.

Nel 1831, illuso dagli esordi di governo di Carlo Alberto, gli scrisse una lettera – a firma «un Italiano» – in cui gli chiedeva di farsi promotore della liberazione e dell'unificazione nazionale. L'appello cadde tuttavia nel vuoto. Nello stesso periodo il M. fondò «La Giovine Italia», cui fece seguito, anni dopo, la «Giovine Europa», entrambe votate ad inseguire l'utopia mazziniana di un'Italia unita e repubblicana in un'Europa pacificata ed unita.

Al 1833 risale il primo tentativo insurrezionale da lui organizzato in Savoia: fu il primo di una serie di fallimenti di numerosi moti organizzati direttamente dal M. o in nome dei suoi princìpi (come nel caso dei fratelli Bandiera nel 1847). Questo evento lo precipiterà, anche per il suicidio dell'amico Iacopo Ruffini in carcere, nella «tempesta del dubbio», in cui meditò l'abbandono dell'attività politica.

Nel 1848-1849, fu a Roma, in qualità di uno dei triumviri della Repubblica romana, insieme con Saffi ed Armellini. L'infausto esito di questa impresa gli fece riprendere la via dell'esilio. Nel 1859 appoggiò la seconda guerra d'indipendenza, nel 1866 fondò l'Alleanza Repubblicana Universale. Nel 1870 tentò di rientrare in Italia, ma fu arrestato e imprigionato a Gaeta per alcuni mesi. Nel febbraio 1871 fece uscire il suo ultimo giornale «Roma del popolo» e, infine, il 13 marzo dello stesso anno si rifugiò a Pisa presso la famiglia Nathan Rosselli e qui morì tredici mesi dopo.

In tutti i lunghi anni di esilio, l'attività del M. saggista, conferenziere ed organizzatore di riviste dal carattere politico-educativo è molto densa: nel 1847 (limitiamo la segnalazione ai titoli più noti) vide la luce Fede e avvenire; nel 1857 uscirono Le lettere slave e nel 1860 fu la volta Dei doveri dell'uomo, raccolta di articoli già pubblicati nel periodo 1841-42 su «L'Apostolo operaio», e, nel 1871, della Questione sociale.

L'interesse per l'educazione è intrinseco alla filosofia politica del M., piena di suggestioni kantiane (nella necessità di una legge morale universale alla base dell'autonomia del volere) e innervata di una ispirazione religiosa di stampo romantico. Tale interesse si svolge su due piani distinti – pratico e politico-pedagogico – ma interagenti.

C'è un aspetto pratico che si sviluppa, a partire dal 1840, quando, appena arrivato esule a Londra, apre in Hatton Garden una scuola popolare gratuita per i figli degli immigranti italiani, che erano spesso costretti dalla miseria a lavorare per le strade londinesi come suonatori di organetto o venditori di statuine. L'iniziativa fu resa possibile dalle cospicue offerte che il M. riusciva a procurarsi da industriali progressisti, da dame della borghesia e da intellettuali radicali, che ne condividevano gli ideali politici.

Tutti i giorni dell'anno, con l'eccezione della domenica, si tenevano lezioni dalle 20 alle 22: il curriculum includeva lettura, scrittura, aritmetica, geografia, matematica, fisica, chimica industriale e, ovviamente, inglese. La domenica le attività si rivolgevano agli adulti con lezioni di morale, di storia italiana e di astronomia, tenute dallo stesso M. Le lezioni, per ragazzi e adulti, erano svolte secondo il metodo socratico e non in maniera dogmatica e catechetica, per svegliare nelle menti l'abitudine alla libertà del giudizio. Tre erano gli obiettivi educativi: la lotta all'analfabetismo, l'aggiornamento delle competenze degli artigiani e suscitare amore verso l'Italia e la sua causa.

Certamente la scuola aveva anche l'obiettivo politico di conquistare alla causa italiana nuove forze, ma il M. aveva soprattutto lo scopo di migliorare ed emancipare i suoi scolari e le loro famiglie. L'esperienza di Hatton Garden non può dunque essere assimilata né a un istituto politico né a una istituzione meramente caritativa.

L'uomo politico genovese cominciò così a costruire il suo progetto educativo in nome del quale ogni uomo e ogni donna possono raggiungere la pienezza dell'umanità che è in loro: perciò, bisogna cominciare per tempo, coi bambini e con il popolo analfabeta.

Questa tesi costituisce il leit-motiv del suo pensiero politico-pedagogico: la scuola e l'educazione (in specie nei Dei doveri dell'uomo, l'opera in cui più compiutamente dà corpo alla sua proposta educativa) gli appaiono come gli strumenti principali per il processo di crescita umana, morale, culturale, sociale e politica degli individui. Educazione e scuola sono lo strumento necessario per la rigenerazione sociale e individuale, il cui ruolo non si esaurisce con il realizzarsi di un disegno politico, ma resta immutabile e centrale anche dopo la conquista di un nuovo stato sociale e politico.

In Dei doveri dell'uomo «Umanità» e «Educazione» sono due concetti che procedono congiunti. Tutti gli uomini vanno educati e istruiti: solo così, infatti, possono cogliere la dimensione del Dovere, che, dialettica alla dimensione del Diritto, libera dall'egoismo, dal materialismo ottuso e guida a comprendere il comune destino e la comune natura, che unisce uomini e donne.

Mazzini considera l'Umanità (non a caso con l'iniziale maiuscola) come il Dio vivente, immanente nella storia e nell'esperienza sociale, e radicalmente diverso dal dio di qualsiasi religione rivelata. Solo se educati gli uomini potranno prendere in mano le redini della loro storia e della loro vita, acquistando nel contempo consapevolezza di sé e della scintilla divina che li pervade. L'umanità non è infatti un dono gratuito, ma una conquista lenta e faticosa.

Ciò implica che l'educazione è, contemporaneamente, il dovere morale per eccellenza e il più importante tra i diritti sociali, cui lo Stato deve provvedere, garantendolo a tutti, senza distinzione di genere, censo, razza, condizione economica e sociale. In questa prospettiva, l'educazione, anziché essere il frutto di una scelta politica, si pone a fondamento dell'edificio sociale e politico mazziniano.

Le leggi del Progresso e dell'Associazione che, per Mazzini, dominano il farsi della Storia e che lo guidano a chiedere un sistema scolastico pubblico, obbligatorio e gratuito, il suffragio universale, norme a tutela del lavoro, emancipazione delle donne e degli operai, norme contro lo strapotere di un capitalismo senza freni, lotta contro la povertà, acquistano senso e significato solo sulla base di un'idea forte e consolidata di educazione come consapevole trasformazione migliorativa del mondo e di chi vi abita. Il M. morì a Pisa, sotto falsa identità, il 10 marzo 1872.

[Luciana Bellatalla]

Fonti e bibliografia: DBI, vol. LXXII, pp. 584-602; EP, vol. IV, cc. 7481-7486; PE, pp. 292-294; G. Marchesini, Dizionario delle scienze pedagogiche, Milano, Società editrice libraria, 1929, vol. II, pp. 29-31.

Limitatamente agli aspetti educativi: T. Tomasi, Il pensiero educativo di G. Mazzini, Torino, Loescher, 1963; F. Fiumara, Mazzini nelle brume di Londra: Unione operai italiani, Apostolato popolare, scuola elementare gratuita, Reggio Calabria, La Procellaria, 1987; M. Finelli, Il «prezioso elemento»: Giuseppe Mazzini e gli emigrati italiani nell'esperienza della scuola italiana di Londra, Verucchio, Pazzini, 1999; R. Sarti, Giuseppe Mazzini. La politica come religione civile, Roma-Bari, Laterza, 2000; S. Mastellone, La democrazia etica di Giuseppe Mazzini (1837-1847), Roma, Archivio Izzi, 2000; L. Bellatalla, «Dei doveri dell'uomo» di Giuseppe Mazzini tra pedagogia e politica, in G. Genovesi (ed.), Formazione nell'Italia unita: strumenti, propaganda e miti, Milano, Angeli, 2002, vol. II, pp. 34-49; G. Belardelli, Mazzini, Bologna, il Mulino, 2010.