Matteucci Carlo

Professioni: Professore universitario, ministro P.I., uomo politico
Ambiti di produzione: Fisica, politica scolastica, scienze
Luoghi di attività: Emilia Romagna, Toscana, Italia

Nato a Forlì il 20 giugno 1811, Carlo Matteucci compì il proprio percorso di studi nella città natale fino al 1825 quando fu ammesso al secondo anno della facoltà di Matematica e Fisica dell'università di Bologna. Pubblicato all'età di appena quattordici anni il suo primo scritto scientifico, conseguì la laurea il 7 aprile 1828. L'anno successivo si trasferì a Parigi dove, presso l'École Polytechnique, ebbe modo di lavorare per otto mesi a stretto contatto con il matematico, fisico e astronomo François Arago.

Rientrato in Italia, il giovane M. si dedicò a ricerche di elettrofisiologia ed elettrochimica. Morto il padre nel 1834, decise di lasciare Forlì e di trasferirsi a Firenze. Qui, nel 1835, pubblicò un'innovativa memoria sui rapporti tra fisica chimica e fisiologia (Il discorso sul metodo razionale scientifico) e si occupò di una serie di studi sull'elettricità animale. Nel frattempo si dedicò a una sfortunata attività imprenditoriale (installò una fabbrica di colla e concimi) e per far fronte a una non facile situazione economica, dovette accettare la direzione chimico-farmaceutica dell'ospedale di Ravenna.

Nel 1841, appena trentenne, salì sulla cattedra di Fisica sperimentale dell'università di Pisa. Di qui in poi si dedicò interamente all'attività scientifica con studi sulle aurore polari, sulla climatologia e sull'elettrofisiologia dei muscoli. Questi ultimi, sulla scia delle precedenti esperienze di Galvani, lo condussero alla scoperta delle correnti di demarcazione e d'azione nel muscolo striato (fenomeni poi reinterpretati correttamente da Du Bois-Reymond). Nel 1855 fondò a Pisa, insieme a Raffaele Piria, la rivista scientifica «Nuovo cimento» (seguito de «Il Cimento» del 1844).

Di sentimenti patriottici (fece parte della Consulta toscana e fu rappresentante diplomatico del governo provvisorio toscano a Parigi), il M. appartenente al gruppo dei liberali moderati, partecipando attivamente alla vita politica nazionale (ved. l'opuscolo del 1859 Dello assestamento futuro d'Italia). Fu prima eletto senatore dell'Assemblea toscana, quindi del Regno d'Italia.

Scelto sotto il governo Rattazzi quale ministro della P.I. (31 marzo-8 dicembre 1862), mise da parte la sua nota predisposizione per le autonomie locali (come si evince dalle lettere a Gino Capponi e dagli scritti pubblicati su «Rivista contemporanea»), divenendo invece un accanito sostenitore della politica di accentramento, in linea con l'orientamento prevalente del gabinetto.

Presentò al Parlamento un progetto di legge sul Riordinamento dell'istruzione superiore allo scopo di rafforzare il sistema universitario. Se, infatti, per l'istruzione primaria e secondaria il M. riconosceva il ruolo centrale degli enti locali con il ministero nelle vesti di «semplice controllore», per l'istruzione superiore giudicava invece necessario l'azione diretta del governo, schierandosi a favore di un marcato accentramento in modo da raccogliere in poche sedi i docenti migliori, i laboratori più moderni e le biblioteche più fornite.

Allo scienziato forlivese si deve così la proposta (poi R.D. n. 719 del 31 luglio 1862) con la quale si diversificarono gli emolumenti dei docenti universitari (migliori per i professori degli atenei più importanti) e si stabilì l'unificazione, su tutto il territorio nazionale, dell'entità delle tasse universitarie. Elaborò poi un Regolamento generale e vari regolamenti speciali per le singole facoltà (R.D. n. 842 del 14 settembre 1862). Le università italiane dovevano essere divise in due categorie: quelle di primo grado (Bologna, Napoli, Palermo, Pavia Pisa, Torino) e quelle di secondo grado (Cagliari, Catania, Genova, Macerata, Messina, Modena, Sassari, Siena). Solo alle prime sei veniva riconosciuto il diritto di svolgere l'esame finale di laurea agli studenti e quindi di rilasciare titoli di laurea aventi valore legale.

Il Regolamento stabilì altresì programmi d'esame e temi di dissertazione di laurea uguali per tutti gli atenei; inoltre le stesse dissertazioni dovevano avvenire esclusivamente davanti a sei commissioni insediate nelle università di primo grado.

Lasciato il ministero, il M. continuò a occuparsi intensamente dei problemi dell'istruzione in specie superiore in qualità anche di vice presidente del Consiglio superiore della P.I. Operò per il miglioramento della Scuola normale di Pisa, per la riforma del consiglio sopra citato (più snello e dotato di una certa autonomia decisionale), per il potenziamento del Museo di scienze fisiche e naturali di Firenze. Nell'ambito della scuola secondaria rivalutò il ruolo dell'insegnamento delle scienze fisiche e naturali, creò apposite commissioni per i libri di testo, incrementò il numero degli asili infantili nel meridione, ricostituì l'Ispettorato centrale, spesso con il conforto e la consulenza di esperti studiosi come Raffaello Lambruschini (Raccolta di scritti politici e sulla pubblica istruzione con lettera a Gino Capponi, 1863; Raccolta di scritti vari intorno alla istruzione pubblica del senatore Carlo Matteucci, 1867). Il M. morì ad Ardenza (Livorno) il 25 giugno 1868.

[Luigiaurelio Pomante]

Fonti e bibliografia: documentazione sul M. è conservata presso le Biblioteche «Saffi», Forlì e «Malatestiana», Cesena.

DBI, vol. LXXII, pp. 264-270; EP, vol. IV, cc. 7444-7445; IBI, p. 2265; PE, p. 289.

N. Bianchi, Carlo Matteucci e l'Italia del suo tempo, Torino, Bocca, 1874; A. Caracciolo, Autonomia o centralizzazione degli studi superiori nell'età della destra, in «Rassegna storica del Risorgimento», 1958, n. 4, pp. 573-603; G. Talamo, La scuola dalla legge Casati alla inchiesta del 1864, Milano, Giuffrè, 1960, pp. 47-67, 96, 120, 123-124 e passim; A. Carannante, Carlo Matteucci (1811-1868) e la pubblica istruzione, in «Cultura e scuola», 1993, n. 126, pp. 124-135; S. Polenghi, La politica universitaria italiana nell'età della Destra storica, 1848-1876, Brescia, La Scuola, 1993, pp. 90, 118, 126, 129, 131, 133, 142, 175 e passim.