Marin Biagio

Professioni: Professore, scrittore
Ambiti di produzione: Cultura locale, letteratura per l'infanzia, politica scolastica
Luoghi di attività: Friuli Venezia Giulia

Nato a Grado (Gorizia) il 29 giugno 1891 da una famiglia di marinai e pescatori, orfano di madre a 5 anni, Biagio Marin, detto Biaseto, ebbe una giovinezza molto attiva. Studiò a Gorizia presso i Salesiani e a Pisino. Nel 1911 fu a Firenze, nella «Voce» di Prezzolini, dove entrò in relazione con Scipio Slataper, amico carissimo, i fratelli Stuparich, Umberto Saba, Virgilio Gioitti. Si recò quindi, l'anno successivo, a Vienna per studiare filosofia. Come Slataper partecipò anche lui, da volontario, alla Grande guerra e, finito il conflitto, si laureò in filosofia a Roma con Giovanni Gentile.

Subito dopo cominciò a insegnare Filosofia e Pedagogia nell'istituto magistrale femminile di Gorizia, ma in seguito ai contrasti con gli ambienti cattolici locali e dopo una visita ispettiva inviata dal ministero, dovette abbandonare l'insegnamento. Dal 1938 al 1941, dopo una lunga parentesi di dirigente di un'azienda balneare, tornò ad insegnare Letteratura, Filosofia e Storia a Trieste. Finita la guerra, nel corso della quale aveva perso il figlio Falco, dovette gestire una difficile situazione con i partigiani jugoslavi (La pace lontana Diari 1941-1950). Rientrato a Grado, vi si stabilì in via definitiva. Nel 1969 l'università di Trieste gli conferì la laurea honoris causa.

Profondamente legato alla propria terra e alla cultura marinara, espresse nelle sue liriche le gioie ed i dolori della quotidianità e raccolse le memorie di un passato sempre presente e vivo, fino alle poesie più rarefatte della sua maturità. La sua produzione più nota è quella dialettale, in gradese. I suoi versi sono comparsi nelle tre sillogi più note: I canti dell'isola, 1912-1969 (1970), I canti dell'isola, 1970-1981 (1981) e I canti dell'isola, 1982-1985, postumi (1994). Tra le altre antologie della sua opera poetica, ricordiamo La vita xe fiama (1970), la raccolta E tu virdisi (1977), curata da Edda Serra, nonché Poesie (1981).

Carlo Bo scrisse che il M. «non sta in nessuna casella del guardaroba critico» e che ha spinto la sua poesia «fino all'assunzione di quei moduli tipicamente ermetici che conducono la parola dialettale nei terreni del novecentismo lirico».

Il valore della prosa del M. non è minore di quello della poesia.Tra i titoli principali vanno ricordati: L'isola d'oro (1934), Gorizia (1940), ristampato dopo la guerra con il sottotitolo «la città mutilata». Per onorare l'amico fraterno ed in suo ricordo nel cinquantenario della morte, il poeta di Grado pubblicò I delfini di Scipio Slataper (1965), una raccolta di memorie celebrative, in esemplari numerati. Elvio Guagnini ha curato Un dialogo, scelta di lettere 1967-1981, Biagio Marin, Giorgio Voghera (1982) e successivamente ha raccolto altre prose rare ed inedite in un libro metaforicamente initolato Gabbiano Reale (1991).

Il M. non fu un autore per ragazzi in senso stretto, ma la sua produzione è significativa anche nel campo della letteratura giovanile perché l'autore gradese fa parte di quella ristretta cerchia di scrittori che senza voler esplicitamente scrivere per ragazzi, scrivono per loro.

Il suo nome è associato al movimento degli insegnanti delle Terre redente che tra il 1918 ed il 1923 s'impegnarono a difesa della scuola delle Nuove Province nei confronti di un lavoro sotterraneo di assimilazione nazionale. In un articolo lucido e stringato (La scuola della Venezia Giulia, in «Foglio di collegamento», supplemento dell'«Educazione nazionale», aprile 1921), il M. tracciò un acuto profilo delle istituzioni scolastiche giuliane, animate da un corpo docente che aveva saputo «usare gli aoristi per formare il carattere dei giovani». Autonomia e regionalismo erano le due condizioni su cui la scuola triestina aveva potuto costruirsi una propria tradizione e «una forte coscienza di rispetto».

In questo stesso senso si espresse come primo firmatario di una «Lettera aperta a S.E. Benedetto Croce», allora ministro della P.I. (in «La Nostra scuola», 31 maggio 1921) nella quale si denunciava l'azione di logoramento intrapresa dal ministero nei confronti delle istituzioni scolastiche delle terre redente. La burocrazia aveva «imposto il suo fardello amministrativo» ed aveva «minato alle basi il funzionamento degli istituti e la loro autonomia interiore». Le promesse di salvaguardare il vecchio ordinamento autonomista avanzate da illustri visitatori, tra cui Giuseppe Lombardo Radice, Giovanni Gentile, Arturo Farinelli e alcuni membri del governo, non erano state mantenute.

Le ultime speranze del M. furono riposte nella riforma scolastica del 1923, alla quale il poeta gradese aveva creduto, perché sperava di trovare in essa il ricupero di quella «nazionalità della cultura», elemento tipico della scuola triestina, che lo stesso Gentile aveva posto alla base dei suoi Discorsi ai maestri di Trieste del 1919.

Il M. scomparve a Trieste il 24 dicembre 1985, all'età di 94 anni. Al suo nome è intitolata una scuola primaria di Trieste.

[Claudio Desinan]

Fonti e bibliografia: per ogni riferimento bibliografico si rinvia al Centro studi «B. Marin», Grado, guidato da Edda Serra, che pubblica dal 1991 il periodico annuale «Studi mariniani»; documenti inediti sono depositati presso la famiglia, Grado.

DBF, pp. 491-492; DBI, vol. LXX, pp. 367-370.

M. Raicich, La scuola triestina tra «La Voce» e Gentile, con appendice di testi, in R. Pertici (ed.), Intellettuali di frontiera triestini a Firenze (1900-1950), Firenze, Olschki, 1985, vol. I, pp. 338-344 e passim; G. Di Fusco (ed.), La poesia nel Friuli-Venezia Giulia, Forlì, Forum/Quinta Generazione, 1988, pp. 70-72; E. Serra, Biagio Marin, Pordenone, Ed. Studio tesi, 1992; E. Guagnini, I. Zannier, L'occhio di Marin, Mariano del Friuli, Ed. della Laguna, 1994; E. Serra, I luoghi del poeta, Milano, Mondadori Electa, 2001; A. Gallarotti, Personaggi goriziani del millennio, Mariano del Friuli, Lions Club Gorizia «Maria Theresia», 2002, pp. 66-67; L. Reina, M. Ravesi, Le letterature dialettali, in E. Malato (ed.), Storia della letteratura italiana. Il secondo Novecento, Milano, Il Sole 24 Ore, 2005, pp. 1282-1284; R. Sanson, Biagio Marin, la musica della poesia «Un intellettuale del Novecento su cui c'è ancora tanto da scoprire», in «Il Piccolo», 28 giugno 2010.