Balbo Prospero

Professioni: Uomo politico
Ambiti di produzione: Politica scolastica
Luoghi di attività: Piemonte

Prospero Balbo nacque a Chieri il 2 luglio 1762 da Carlo Gaetano e Paola Benso. Alla morte del padre venne adottato dal conte G.B. Lorenzo Bogino, secondo marito della nonna materna, Teresa Beraudo di Pralormo, che esercitò grande influenza sul giovane nipote, avviandolo agli studi giuridici e poi alla carriera amministrativa.

Cooptato appena ventenne come decurione della città di Torino nel 1782, riordinò le finanze civiche, prima di passare al servizio della famiglia reale. Ambasciatore a Parigi nel 1796, dopo l'occupazione francese del Piemonte si rifugiò in Spagna, per rientrare a Torino nel 1799 e assumere la carica di controllore generale delle Finanze. Dopo Marengo (1800), seguì la corte a Bologna e a Firenze, ma rientrò in patria nel 1806, convinto che fosse necessario impegnarsi affinché l'identità, almeno culturale, del Piemonte fosse salvaguardata. Per questo, accettò da Napoleone la carica di rettore dell'università di Torino.

Negli anni della Restaurazione, dopo un breve periodo di disgrazia, il B. fu ambasciatore in Spagna (1816), poi ricoprì gli incarichi di Magistrato della Riforma (1818) e ministro dell'Interno (1819). Dopo il 1821 trascorse un periodo lontano dagli impegni politici, conservando la presidenza dell'Accademia delle Scienze, assunta nel 1816; ricoprì comunque altri incarichi pubblici, tra cui va ricordato quello di direttore della sezione di finanza del Consiglio di Stato.

Fu personalità politica dai molteplici interessi e ambiti di azione. L'impegno educativo (nel duplice significato culturale e politico scolastico) emerge con notevole continuità e coerenza, anche se avvenne sotto governi diversi, quello di Bonaparte prima e quello sabaudo dopo. In qualità di rettore dell'Università napoleonica e più tardi come Magistrato della Riforma, si prodigò per promuovere il rinnovamento in chiave moderata della scuola piemontese.

In sintonia con le posizioni di Gian Francesco Galeani Napione, con il quale collaborò attivamente per decenni, fu favorevole all'ampliamento dell'istruzione a tutti i ceti sociali, al duplice fine, con evidenti ascendenze illuministiche, di accrescere il benessere del singolo e rafforzare la coesione e l'ordine sociale. In tale prospettiva operò, ma vanamente, perché le scuole latine fossero riservate solo a coloro che continuavano gli studi e fosse generalizzata una scuola elementare finalizzata ai piccoli impieghi. Fu favorevole al mutuo insegnamento, che cercò di promuovere nel Regno di Sardegna con l'appoggio di importanti personalità appartenenti alla nobiltà e alla famiglia reale, come il futuro re Carlo Alberto, Ludovico Arborio Gattinara e il conte di Cardenas. Allo stesso modo, cercò di favorire la diffusione nelle scuole piemontesi del metodo normale, mutuandolo dalla vicina Lombardia austriaca.

Convinto sostenitore sin da prima della Rivoluzione dell'importanza che l'istruzione aveva per lo Stato, in qualità di pubblico funzionario, si adoperò affinché il controllo statale sulla scuola non venisse mai meno, inimicandosi gli ambienti più conservatori, in particolare i Gesuiti, che ebbero buon gioco a chiederne la rimozione dall'incarico di Magistrato della Riforma dopo i moti del 1821. Il B. morì a Torino il 14 marzo 1837.

[Paolo Bianchini]

Fonti e bibliografia: DBI, vol. V, pp. 395-405; PE, pp. 44-46.

C. Calcaterra, Il nostro imminente risorgimento, Torino, SEI, 1935, pp. 154-168, 260, 277, 338 e passim; Id., I Filopatridi, Torino, SEI, 1941, pp. 17-77; G.P. Romagnani, Prospero Balbo, intellettuale e uomo di Stato (1762-1837), Torino, Deputazione subalpina di storia patria, 1988-1990, 2 voll.; P. Bianchini, Educare all'obbedienza. Pedagogia e politica in Piemonte tra Antico Regime e Restaurazione, Torino, SEI, 2008, pp. XII, XIV, 122, 145, 194, 198, 208, 210-212 e passim.