Malnati Linda

Professioni: Maestra, direttrice
Ambiti di produzione: Associazionismo magistrale, educazione femminile, emancipazionismo, socialismo
Luoghi di attività: Lombardia

Linda Malnati nacque a Milano il 19 agosto 1855. Si avvicinò presto alla questione femminile, cui dedicò i suoi primi scritti, avendo come riferimenti le figure di Laura Solera Mantegazza, Anna Maria Mozzoni e Alessandrina Ravizza. Divenne maestra del comune di Milano nel 1875 e fu direttrice didattica dal 1900 al 1905, anno del pensionamento. Fu autrice di libri di testo per la scuola primaria pluriediti (Cento letterine ad uso delle classi elementari, 1905, 12a ediz.; Lezioni e racconti. Libro di lettura, 1891, 5a ediz.).

All'indomani della nascita del Partito socialista, riconobbe nel nuovo soggetto politico la forza che avrebbe potuto guidare il riscatto delle masse, in specie di quelle femminili. L'appartenenza al partito e la militanza nelle file dell'emancipazionismo furono punti fermi del suo operato, mai da lei messi in discussione, neppure nei momenti di frizione fra i due movimenti.

Fu attiva in molti campi (sociale, assistenziale, scolastico oltre che politico), figura di rilievo del mondo laico e socialista. Una delle sue prime e molteplici battaglie fu quella per l'ingresso delle donne nell'amministrazione delle opere Pie, condotta in nome non solo della legge Crispi del 1890, che lo prevedeva, ma anche spinta dalla convinzione che la donna avrebbe potuto portare le proprie capacità nella gestione dei luoghi destinati alla cura dell'infanzia, dei sofferenti e dei bisognosi, come peraltro faceva da tempo senza però ottenere un pubblico riconoscimento. Quale attivista della Lega milanese, collaborò e diresse il periodico «Vita femminile» (1895-1897), organo della Federazione delle leghe femminili.

Nel 1893, la M. fu tra le fondatrici della sezione maestre e maestri della Camera del Lavoro di Milano, molto impegnata, anche se su posizioni di minoranza, all'interno dell'Associazione magistrale milanese, attestata su posizioni più moderate. Nel 1894 entrò a fare parte del consiglio direttivo dell'Umanitaria, fondata l'anno prima.

In seguito ai fatti del maggio 1898 fu deferita al Consiglio provinciale scolastico, con la proposta di licenziamento (la sanzione si limitò tuttavia alla sospensione dall'insegnamento per tre mesi). Per questa condanna, quale simbolo delle vittime della repressione reazionaria, più avanti, nel 1902, fu candidata come consigliere dell'Unione magistrale, carica che però non poté assumere perché incompatibile con il suo nuovo ruolo di direttrice.

Nel 1901 sostenne la nascita dell'Università popolare di Milano. Nel contempo la lotta emancipazionista fu spesa non solo nella rivendicazione dei diritti delle donne, ma anche nell'impegno in concrete attività di aiuto. Agli inizi del secolo la M. prestò la propria opera di maestra nella scuola-laboratorio creata nel Sifilocomio cittadino dal Comitato contro la tratta delle bianche.

La convinzione di potere, tramite l'educazione, formare donne più consapevoli dei diritti e dei doveri inerenti al loro ruolo di mogli, madri e lavoratrici e, quindi, di cittadine, la ispirò anche quando venne nominata dal comune di Milano nel consiglio di amministrazione degli orfanatrofi e luoghi pii annessi (1903-1906 e 1914-1920), con delega per l'orfanatrofio femminile delle Stelline. In questa carica contribuì, insieme a Carlotta Clerici che prima di lei aveva assunto questo compito, allo svecchiamento dei metodi educativi dell'istituto con l'apertura al mondo esterno e con il consolidamento dell'istruzione e della formazione professionale delle ospiti.

All'interno dell'Unione magistrale Linda operò affinché il sodalizio avesse una connotazione più movimentista e politica, assumendo una fisionomia «di classe». Nel 1903, fu tra le fondatrici a Milano del Comitato per il risveglio dell'attività femminile nelle organizzazioni magistrali, promuovendo una serie di iniziative volte a spronare le maestre all'azione per la tutela dei loro diritti. La M. si batté contro le sperequazioni esistenti sul piano giuridico e economico fra maestre e maestri con continuità anche quando il sodalizio fu segnato da forti spaccature fra i due sessi. Nel 1909, in occasione del congresso di Venezia, fu nominata membro del consiglio direttivo dell'Unione.

Ferma sostenitrice della laicità della scuola con toni fortemente anticlericali, affiancò la militanza politica e sociale con un'intensa attività pubblicistica (collaborò con «L'Alleanza» e fece parte del comitato di redazione de «La Difesa delle lavoratrici»).

Durante il conflitto, in piena sintonia con il Partito socialista, espresse posizioni fermamente antibelliciste. Si prodigò nelle attività di assistenza civile, in specie nel Comitato centrale di assistenza civile per la guerra, promosso dalla giunta socialista guidata da Emilio Caldara (1914-1920), dove fu vicepresidente dell'ufficio destinato all'assistenza alla fanciullezza. Sostenne le riforme promosse dalla stessa giunta in materia di educazione e scuola, incoraggiando il potenziamento delle opere integratrici della scuola e la municipalizzazione degli asili per cui da tempo si batteva. La M. morì a Blevio (Como) il 22 settembre 1921.

[Carla Ghizzoni]

Fonti e bibliografia: ACS, Roma, Ministero dell'Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, Casellario politico centrale, f. Malnati; Atti del Comune di Milano, (anni 1875/1876-1920/1921).

DBDL, pp. 676-679; DBI, vol. LXVIII, pp. 243-246; MOI, vol. III, pp. 257-260; SPES, n. 1077; necrologio in «Scuola italiana moderna», 1921-1922, n. 1, p. VIII.

A. Buttafuoco, Le Mariuccine. Storia di un'istituzione laica. L'Asilo Mariuccia, Milano, Angeli, 1985, pp. 31, 74, 91, 136-137 e passim; Ead., Cronache femminili. Temi e momenti della stampa emancipazionista in Italia dall'Unità al fascismo, Arezzo, Dipartimento di Studi storico-sociali e filosofici dell'Università di Siena, Facoltà di Magistero, 1988, pp. 25, 56-57, 103, 118 e passim; L. Rossi (ed.), Cultura, istruzione e socialismo nell'età giolittiana, Milano, Angeli, 1991, pp. 99-119; A. Gigli Marchetti, N. Torcellan (edd.), Donna lombarda 1860-1945, Milano, Angeli, 1992, pp. 200-224; E. Baio Dossi, Le Stelline. Storia dell'Orfanatrofio femminile di Milano, Milano, Angeli, 1994, pp. 78-79, 99-101 e 115-116; A. Barausse, L'Unione magistrale nazionale. Dalle origini al fascismo. 1901-1925, Brescia, La Scuola, 2001, pp. 34, 61-62, 78, 81 e passim; C. Ghizzoni, Cultura magistrale nella Lombardia del primo Novecento. Il contributo di Maria Magnocavallo (1869-1956), Brescia, La Scuola, 2005, pp. 149-150, 234-235, 237 e 465; A. Cagnolati, T. Pironi, Cambiare gli occhi al mondo intero. Donne nuove e educazione nelle pagine de L'Alleanza (1906-1911), Milano, Unicopli, 2006, pp. 50, 55, 72, 201, 208 e passim.