Londonio Carlo Giuseppe

Professioni: Funzionario ministeriale, amministratore pubblico, scrittore, traduttore
Ambiti di produzione: Politica scolastica
Luoghi di attività: Lombardia

Carlo Giuseppe Londonio nacque a Milano il 1° ottobre 1780 in una famiglia di commercianti. Nel 1794, dopo la morte del padre, studiò a Parma presso lo zio, nel collegio «Lalatta». Due anni dopo tornò a Milano dove, da autodidatta, approfondì studi sia letterari sia scientifici. Tra il 1796 e il 1807 prestò servizio nella Guardia nazionale. Nel 1804 pubblicò le Succinte osservazioni di un cittadino milanese sui pubblici spettacoli teatrali della sua patria e nel 1806 sposò Angiola Bonacina, dalla quale ebbe tre figlie.

In quegli anni il L. strinse rapporti di amicizia con svariati protagonisti della vita culturale milanese come Vincenzo Monti, Giuseppe Bossi, Giovanni Berchet, e la famiglia Beccaria, divenendo egli stesso un personaggio di primo piano nella vita amministrativa, letteraria e scolastica.

Durante il Regno italico fece parte del consiglio dei Savi del Municipio di Milano e nel 1812 assunse la carica di consigliere comunale e divenne responsabile dell'illuminazione pubblica e di vari istituti di beneficenza, continuando nel contempo a esercitarsi come scrittore su un ampio spettro di tematiche (Il discorso dei danni derivati dalle ricchezze, 1809; Pensieri di un uomo di senso comune, 1810; Storia delle colonie inglesi d'America dalla loro fondazione, fino allo stabilimento della loro indipendenza, 1812-1813; difese l'Alfieri in Poche parole in risposta alle osservazioni critiche sulla Vita di Vittorio Alfieri, 1809 e il Beccaria con la Confutazione delle osservazioni critiche del sig. Guillon sulle Ricerche intorno alla natura dello stile di Cesare Beccaria, 1810).

Poco più tardi prese parte alla discussione tra classicisti e romantici suscitata dal noto articolo di Madame de Staël, pubblicando a Milano la Risposta di un italiano ai due discorsi di madama la baronessa di Staël-Holstein (1816), a cui seguirono i Cenni critici sulla poesia romantica (1817). Portò avanti la polemica con Ludovico Arborio Gattinara di Breme attraverso l'Appendice ai cenni critici sulla poesia romantica (1818).

In specie dopo la fine della stagione napoleonica, il L. fu coinvolto in varie iniziative scolastiche. Nel 1814 fece parte della Commissione degli studi per il riordino della P.I. in Lombardia. Si occupò, in particolare, delle scuole elementari, proponendo che esse fossero divise in tre gruppi: maggiori, minori e tecniche. Tre anni più tardi divenne direttore generale dei ginnasi e si adoperò per attuare la riforma degli istituti lombardi.

In tale veste rinnovò il corpo docente e si avvalse di illustri collaboratori ( Francesco Cherubini, Carlo Cattaneo, Giovanni Gherardini, il Berchet) per la stesura e traduzione dei testi scolastici. A lui si devono nel 1819 le Istruzioni per l'introduzione della nuova sistemazione ginnasiale nei ginnasj comunali e nei privati collegi di educazione delle province lombarde, che applicava alla realtà lombarda la normativa austriaca. Con Giuseppe Pecchio e Federico Confalonieri partecipò ai lavori della commissione direttiva per la fondazione delle scuole per il mutuo insegnamento.

Nel 1824 il L. provvide alla traduzione del testo di William Roscoe Dell'origine e delle vicende della letteratura delle scienze e delle arti e della loro influenza sul presente stato della società, con alcune note aggiuntive.

Provato dalla morte di una figlia, nel 1831 ottenne di lasciare la carica di direttore degli studi ginnasiali. Negli anni successivi divenne presidente dell'Accademia delle belle arti di Milano e partecipò alla vita di numerose accademie. Nominato membro effettivo dell'Istituto Lombardo, si dedicò negli ultimi suoi anni a studi economici. Ne restano testimonianza varie memorie nel «Giornale dell'Istituto» (1844-1845). Dal 1841 al 1843 tornò a far parte del consiglio comunale di Milano. Il L. si spense l'8 agosto 1845 a Milano.

[Valentina Chierichetti]

Fonti e bibliografia: AS, Lucca, Segreteria generale del Governo provvisorio e della Provincia, filze 123 e 124; AS, Milano, Araldica, c. 127; Autografi, c. 138, f. 8; Studi, p.m., cc. 28, 33, 434, 638, 650 e 657; Archivio storico civico, Milano, Consiglio comunale, c. 164, 170, Famiglie, c. 860, Londonio, cc. 2 e 8; Biblioteca Nazionale Braidense, AF XIII, 14, 122: Lettere a G. Beccaria; AC XI, 23/21: Lettere a F. Cherubini. La bibliografia degli scritti letterari, in L. Arborio Gattinara di Breme, Polemiche, Torino, Utet, 1923, pp. 163-164 e in E. Bellorini (ed.), Discussioni e polemiche sul romanticismo (1816-1826), Roma-Bari, Laterza, 1943, pp. 68-74, 212-244 e 314-357.

DBI, vol. LXV, pp. 608-610; PE, pp. 271-272; M. Rosi, Dizionario del Risorgimento nazionale, Milano, F. Vallardi, 1930-1937, vol. III, p. 389; G. Petronio, Dizionario enciclopedico della letteratura italiana, Bari-Roma, Laterza, 1966-1970, vol. III, p. 410.

P. Brotto et al., Problemi scolastici ed educativi nella Lombardia del primo Ottocento, Milano, SugarCo, 2 voll., 1977-1978, pp. 18-19, 98, 105, 126-127, 136, 138-148, 171, 174-177, 205 e 208; M. Berengo, Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione, Torino, Einaudi, 1980, pp. 197 e 347-355; E.N. Girardi, Carlo Giuseppe Londonio (1780-1845), in «Rendiconti dell'Istituto Lombardo di scienze e lettere», Milano, Istituto Lombardo di scienze e lettere, 1984, pp. 115-140; L. Rebeggiani, Aspetti della vita e dell'opera di Carlo Giuseppe Londonio, tesi di laurea, Università Cattolica di Milano, Facoltà di Magistero, a.a. 1982-1983; E. Pagano, Il Comune di Milano nell'età napoleonica, 1800-1814, Milano, Vita e pensiero, 2002, pp. 125 e 217; S. Polenghi, La riforma del Gymnasium austriaco dall'età teresiana al 1819 e la sua applicazione nella Lombardia della Restaurazione (1818-1835) in A. Bianchi (ed.), L'istruzione in Italia tra Sette e Ottocento. Studi e carte storiche (Lombardia-Veneto-Umbria), Brescia, La Scuola, 2007, pp. 15-63.