Leopardi Monaldo

Professioni: Scrittore, amministratore pubblico
Ambiti di produzione: Educazione infantile, politica scolastica
Luoghi di attività: Marche

Monaldo Leopardi nacque a Recanati (Macerata) il 16 agosto 1776, primogenito del conte Giacomo e di Virginia dei marchesi Mosca di Pesaro. Ebbe come primo educatore il cappellano della famiglia, don Vincenzo Ferri, del quale esaltò nell'Autobiografia la bontà e la dolcezza. Nel 1784, all'età di otto anni, la sua educazione fu affidata al gesuita messicano don Giuseppe Mattia de Torres, lo stesso che Monaldo avrebbe in seguito incaricato della prima formazione dei figli.

Torres fu figura di particolare rilievo in casa Leopardi ove visse per 37 anni, morendo tra le braccia dell'allievo dal quale fu sempre rispettato e onorato. Pur criticandone nell'Autobiografia il metodo d'insegnamento per l'eccessiva severità e l'apprendimento meccanico e nozionistico, ne sottolineò il valore in specie per il latino.

All'età di diciotto anni Monaldo ereditò il titolo di conte ed assunse, in deroga alle disposizioni testamentarie del padre, l'amministrazione del patrimonio familiare, anche se non con grande perizia. Per rimediare ai dissesti prodotti dalle sue operazioni, i beni vennero affidati nel 1803 ad un amministratore giudiziario e il governo della famiglia passò nelle mani della moglie, marchesa Adelaide Antici, sposata il 27 settembre 1797. Dal matrimonio nacquero cinque figli, dei quali il primogenito fu Giacomo. Nei loro confronti fu guida e sovrintendente negli studi.

Secondo la tradizione familiare, il conte L. prese parte alla vita politica di Recanati, rivestendo numerosi incarichi pubblici. Fu consigliere comunale a diciotto anni, governatore della città nel 1798, amministratore dell'annona dal 1800 al 1801. In queste funzioni si mostrò sempre fiero avversario dei mutamenti politici determinati dall'avanzata napoleonica.

Libero dagli impegni domestici e solo parzialmente occupato nell'attività pubblica, riservò gran tempo allo studio e alla ricerca erudita. Fondò un'Accademia poetica, sulle vestigia dell'antica Accademia recanatese dei Diseguali. Curò con particolare zelo l'ampliamento della biblioteca domestica che aprì al pubblico nel 1812 e sui cui libri si esercitò lo «studio matto e disperatissimo» del figlio Giacomo. Proprio la genialità del poeta nonché la complessità del suo rapporto con il «Signor Padre», avversato e amato insieme, come può constatarsi nell'Epistolario, hanno determinato una valutazione riduttiva in relazione a Monaldo, del quale solo di recente è stato richiamato il peso nella formazione del figlio.

Tra i suoi scritti sui più vari argomenti, vanno ricordati i Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno 1831, editi a Pesaro nel 1831, di cui si ebbero sei ristampe in pochi mesi e traduzioni in diverse lingue. Nel libro, pubblicato con la sigla MCL (per Monaldo Conte Leopardi), e da molti attribuito a Giacomo, che si vide costretto a smentirne pubblicamente la paternità, dava espressione alle sue idee di reazionario convinto. Dello stesso tenore erano le Prediche recitate al popolo liberale da don Muso Duro, curato nel paese delle Verità pubblicate nel 1832 e il Catechismo filosofico dello stesso anno.

Oltre a collaborare al «Cattolico» di Lugano, dal 1832 al 1835 pubblicò, con il solo aiuto della figlia Paolina, la rivista «La Voce della ragione», il cui motto era «Proeliare bella domini» e il cui orientamento reazionario finì per suscitare ostilità persino presso il governo pontificio.

Egli, infatti, combatté tenacemente la filosofia laica, il decantato progresso, l'istruzione popolare, le nuove vie della beneficenza e tutti i «veri o presunti trovati del liberalismo». Non sfuggirono ai suoi attacchi ovviamente neppure le scuole infantili. Il L. ne criticava il metodo intuitivo, la nomenclatura adottata con le sue tavole sinottiche, gli esercizi ginnici praticati (adatti «a ballerini e saltimbanchi») mentre assolutamente detestabile gli appariva la nuova filantropia educativa basata sull'uguaglianza, non ammessa dalla natura stessa ma che «i riformatori si ostinano ad introdurre nella società e ne' suoi ordinamenti».

Raccolse una gran mole di notizie e documenti che utilizzò nella compilazione degli «Annali di Recanati», dalle origini al 1799, che corredò di appendici documentarie, di indici e di un piccolo glossario di voci della tarda latinità andato perduto. Lavorò a una ricostruzione sistematica delle memorie familiari, scrivendo una Istoria gentilizia della famiglia Leopardi per la quale utilizzò numerosi libri di fonti conservate presso l'archivio domestico e altri documenti che gli consentirono di risalire fino al XII secolo. Scrisse un'Autobiografia, pubblicata postuma nel 1883, predisposta secondo lo schema compositivo dei libri di famiglia. Nel 1828 curò una ristampa, con una sua prefazione, degli Inni Sacri di Alessandro Manzoni. Il L. morì a Recanati il 30 aprile 1847.

[Patrizia Morelli]

Fonti e bibliografia: DBI, vol. LXIV, pp. 654-657; DEI, vol. VII, p. 857; DEP, pp. 6696-6697.

G. Piergili, Notizie della vita e degli scritti del conte Monaldo Leopardi, Firenze, Sansoni, 1899; A. Gambaro, I due apostoli degli asili infantili, in «Levana», 1927, n. 12, pp. 441-455; G. Vidari, L'educazione in Italia. Dall'Umanesimo al Risorgimento, Roma, Optima, 1930, pp. 264 e 268; F. Moroncini, Monaldo Leopardi politico, Recanati, Centro studi leopardiani, 1931; A. Moravia, Il viaggio di Pulcinella, Roma, Atlantica, 1945; A. Panzini, Casa Leopardi, Firenze, Le Monnier, 1948; C. Muscetta, Monaldo Leopardi l'inalterabile, in «Letteratura militante», 1953, pp. 176-183; P. Treves, Un conservatore: Monaldo Leopardi, in «Rivista storica italiana», 1956, pp. 365-389; F. Boiardi, Il sanfedismo del conte Monaldo Leopardi, in «Il Ponte», 1962, pp. 804-822; D. Bertoni Jovine, Storia dell'educazione popolare in Italia, Bari, Laterza, 1965, pp. 48-50; A. Briganti (ed.), Autobiografia e Dialoghetti, Bologna, Cappelli, 1972; A. Gambaro, Ferrante Aporti e gli asili del Risorgimento, a cura di M. Sancipriano e S.S. Macchietti, Brescia, La Scuola, 1976, pp. 181-225; N. Del Corno, Gli scritti sani. Dottrina e propaganda della nazione italiana dalla restaurazione all'unità, Milano, Mondadori, 1992, pp. 106-125; N. Fantoni, «La Voce della ragione» di Monaldo Leopardi, 1832-1835, Firenze, Società editrici fiorentine, 2004.