Lanzalone Giovanni

Professioni: Professore, direttore
Ambiti di produzione: Insegnamento libero, letteratura italiana
Luoghi di attività: Campania

Giovanni Lanzalone nacque a Vallo della Lucania (Salerno) il 21 febbraio 1852. Dopo aver seguito gli studi secondari nel liceo «Tasso» di Salerno, ove ebbe come maestri i fratelli Alfonso e Francesco Linguiti, si laureò in Lettere nel 1878 presso l'università di Napoli sotto la guida di Luigi Settembrini verso cui manifestò sentimenti di costante devozione. I suoi versi giovanili furono apprezzati anche da Francesco De Sanctis (su cui lasciò un affettuoso ricordo, «Irpinia», 1933, n. 5-6) di cui fu allievo prediletto.

Ottenuta nel 1881 l'abilitazione all'insegnamento delle Lettere, fu per breve tempo docente presso il liceo romano «Visconti», ma fu costretto a ritirarsi dal pubblico insegnamento per una grave infermità. Si rivolse quindi all'insegnamento privato e nel 1887 diede vita in Salerno alla scuola convitto «L. Settembrini» che diresse fino al 1930. Quattro anni più tardi (1891), il L. fondò l'omonimo periodico letterario-educativo (1891-1894), con saggi di storia e critica letteraria, politica scolastica e cultura pedagogica.

All'attività scolastica e di occasionale autore di manuali (Brevissimo trattato di letteratura ad uso delle scuole secondarie, 1914) affiancò l'impegno letterario come poeta, storico e critico letterario. Il suo lavoro più significativo è il saggio Anti-Croce (1926), un corposo scritto polemico contro la tesi del filosofo napoletano nel quale il L. sosteneva il principio della «morale nell'Arte» contrapponendolo alla crociana «Arte per l'Arte». L'anticrocianesimo ispirò anche la linea letteraria della rivista «Arte e morale» (1922-1931) a cui il L. affiancò la «Scuola letteraria» di cui stese il Programma educativo e didattico in un Breve Codice pubblicato nell'agosto 1922. Nel 1925 diede avvio a una casa editrice con l'intento di pubblicare «opere in cui l'utile sia sposato al dilettevole, l'arte alla morale».

Intorno al L. negli anni '20 si raccolse un cenacolo di estimatori (tra questi lo stesso Croce, nonostante le posizioni divergenti) e di letterati uniti dal convincimento di una letteratura e di un'arte intese secondo il concetto dantesco «nostr'arte a Dio quasi è nepote» e cioè come «espressione di umanità, di bontà, di bellezza tanto più efficaci quanto più «sincere e spontanee», strumenti di «elevazione sociale e politica». Il L. morì a Salerno il 12 maggio 1936.

[Raffaele Tumino]

Fonti e bibliografia: AS, Salerno, fondo Prefettura, Arch. Gab. B. 169: Pratica istituto Luigi Settembrini.

G. De Crescenzo, Dizionario salernitano di storia e cultura, Salerno, Tip. Jannone, 1951, pp. 225-226.

B. Croce, Accenni di critica nuova, Milano, Mondadori, 1906, pp. 99-107; «Rassegna storica salernitana», 1947, n. 1, pp. 121-132; F. Bruno, Lo scrittore Giovanni Lanzalone tra la scuola e la letteratura, in «Il Mattino», 30 dicembre 1952; F. De Sanctis, Giovinezza, Torino, Einaudi, 1961, pp. 343, 442, 453 e 468; D. Cosimato, La provincia di Salerno dal 1860 alla fine del secolo, in Id. (ed.), Società e scuole, Napoli, Morano, 1977, pp. 169-172.