Lambruschini Raffaello

Professioni: Sacerdote, educatore, benefattore, uomo politico
Ambiti di produzione: Insegnamento libero, istruzione agraria, pedagogia, politica scolastica, stampa educativa e pedagogica
Luoghi di attività: Liguria, Toscana

Raffaello Lambruschini nacque a Genova il 14 agosto del 1788 da Luigi e Antonietta Levrero. Iniziò gli studi nella città natale, che proseguì poi a Livorno, dove la famiglia si era trasferita nel 1801. Nel 1805 entrò nel seguito di mons. Giovanni Battista Lambruschini, zio paterno e, per seguire gli studi teologici e intraprendere la carriera ecclesiastica, si trasferì prima a Roma e quindi a Orvieto, nel cui seminario diocesano completò il corso teologico e fu ordinato sacerdote.

Quando nel 1810 lo zio Giovanni Battista, allora vescovo della cittadina umbra, fu arrestato e deportato a Belley (Francia), il nipote resse segretamente la diocesi fino al 1812, quando fu scoperto e deportato anch'egli in Corsica. Tornato dall'esilio nel 1814, fu avviato alla carriera prelatizia ed entrò nella Propaganda Fide, ma – non condividendo gli orientamenti ecclesiali del tempo – vi rinunciò di lì a poco per rifugiarsi nella tenuta paterna di S. Cerbone, presso Figline Valdarno. Qui il L. si appassionò ai temi agrari per un più razionale sfruttamento delle coltivazioni e all'educazione dei contadini, riflessioni che avrebbero più tardi concorso alla definizione della sua pedagogia.

Nel 1823, spinto da questi interessi, iniziò a frequentare l'Accademia dei Georgofili di Firenze (di cui divenne poi socio ordinario il 2 gennaio 1831) e nel 1827 insieme a Cosimo Ridolfi e Lapo de' Ricci fondò il «Giornale agrario toscano». Nel vivace ambiente culturale fiorentino – animato da intellettuali come Giovan Pietro Vieusseux, Gino Capponi, Bettino Ricasoli, Niccolò Tommaseo e Vincenzo Salvagnoli (1802-1861) – maturò in L. l'esigenza di impegnarsi per il miglioramento delle condizioni sociali e culturali del popolo attraverso l'istituzione di asili infantili (sul modello aportiano), di scuole di mutuo insegnamento (sul modello lancasteriano) e di altre istituzioni benefiche, cui egli non fece mai venir meno il proprio sostegno.

Intorno al 1830 accettò di istruire e educare il più grande dei nipoti del Vieusseux, Paolo, e, più tardi, il minore, Emilio. In questa circostanza diede vita nella tenuta di S. Cerbone a un istituto educativo e scolastico nel quale accolse alcuni fanciulli appartenenti per lo più alle famiglie agiate fiorentine; in questa impresa lo coadiuvarono il fratello Giuseppe e, tra il 1834 e il 1842, l'allievo Stanislao Bianciardi, che rimase poi sempre a lui legato.

L'istituto – ispirato a quello diretto da François Naville a Vernier, vicino Ginevra – servì al L. per sperimentare alcuni originali metodi educativi, che a partire dal 1836 decise di diffondere attraverso il periodico «Guida dell'educatore» (SPES, n. 549), punto di riferimento allora e anche dopo la cessazione delle pubblicazioni (1836-1842 e 1844-1845) del progressismo pedagogico di metà '800. Alla «Guida», il L. affiancò «Le Letture per i fanciulli», divenute nel 1844 «Letture per la gioventù» allo scopo di mettere a disposizione degli educatori letture adeguate per l'età infantile.

Nel 1847, anche a causa della scarsità dei finanziamenti destinati all'istruzione pubblica, chiuse l'istituto di S. Cerbone e si trasferì nuovamente a Firenze, dove – insieme con il Ricasoli e il Salvagnoli – fondò il foglio politico «La Patria», d'impronta liberale, che fu presto chiuso dalle autorità. Negli eventi del 1848, il L. – che aveva aderito al neoguelfismo di matrice giobertiana – svolse un'intensa attività politica e fu eletto al Parlamento toscano come deputato di Figline Valdarno, ma il successivo atteggiamento di chiusura di Pio IX nei confronti delle istanze liberali determinò la sua progressiva marginalizzazione. Dopo la fuga del papa a Gaeta (1849), si ritirò nuovamente a S. Cerbone.

In questo periodo di ritiro forzato dalla vita pubblica raccolse nel trattato Dell'educazione e dell'istruzione (1849) i saggi apparsi sulla «Guida», una delle più lucide espressioni del pensiero pedagogico italiano.

In seguito alla nuova ondata di moti risorgimentali (1859-1860), il L. rientrò in politica. Nell'agosto 1859 fu eletto deputato dell'Assemblea dei rappresentanti e nell'ottobre dello stesso anno fu nominato ispettore generale delle scuole primarie tecniche e normali del Governo provvisorio toscano, incarico per il quale si avvalse della collaborazione di Girolamo Buonazia, Zanobi Bicchierai, Augusto Conti e Aurelio Gotti, insieme ai quali fondò il periodico «La Famiglia e la scuola» (SPES, n. 475) cui fece seguito nel 1862 «La Gioventù» (ivi, n. 540).

All'indomani dell'Unità il L. ricoprì prestigiosi incarichi pubblici: fu presidente del IV Congresso pedagogico italiano di Firenze; presidente dell'Accademia dei Georgofili dal 1865 al 1871; vicepresidente del Comitato per l'istruzione primaria e popolare dal settembre 1866 al settembre 1867; membro della commissione sui progetti di legge per l'istruzione pubblica. Nel 1867 fu nominato professore di Pedagogia e sovrintendente dell'Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze.

I numerosi impegni pubblici non gli impedirono di continuare i suoi studi: nel 1870 pubblicò Dell'Istruzione: dialoghi, nel 1872 Elogi e biografie e nel 1873 Delle virtù e dei vizi. Morì nella sua tenuta di S. Cerbone l'8 marzo 1873.

[Juri Meda]

Fonti e bibliografia: parte dei carteggi e degli appunti manoscritti di L. sono conservati presso INDIRE, Firenze, fondo Linacher; altra documentazione in Biblioteca nazionale centrale, Firenze, fondo Linacher e presso l'Accademia dei Lincei di Firenze. I carteggi del L. sono stati per lo più pubblicati, più anticamente per iniziativa di A. Gambaro e A. Linacher e, più recentemente, a opera di V. Gabbrielli, A. Paoletti Langé, M. Pignotti.

DSE, pp. 591-592; EP, vol. IV, cc. 6517-6526; MC, vol. II, pp. 397-410; PE, pp. 262-265; SPES, nn. 475, 540 e 549.

A. Gambaro, Profilo biografico di Raffaello Lambruschini, Torino, Paravia, 1923; M. Casotti, Raffaello Lambruschini e la pedagogia italiana dell'800, Brescia, La Scuola, 1943; R. Ciampini, Due campagnoli dell'800: Lambruschini e Ridolfi (con lettere e documenti inediti), Firenze, Sansoni, 1947; E. Petrini, Mondo maggiore e mondo minore a San Cerbone, in Cultura ed educazione: studi in onore di Giovanni Calò, Firenze, Editrice universitaria, 1955, pp. 241-267; G. Sofri, Ricerche sulla formazione religiosa e culturale di R. Lambruschini, in «Annali della Scuola normale superiore di Pisa», 1960, pp. 150-189; F. Bettini (ed.), Il giornale della scuola di San Cerbone: L'Aurora, Brescia, La Scuola, 1961; R. Gentili, Lambruschini: un liberale cattolico dell'800, Firenze, La Nuova Italia, 1967; G. Giraldi, Raffaello Lambruschini: un uomo una pedagogia, Roma, Armando, 1969; G. Verucci (ed.), Lambruschini. Scritti pedagogici, Torino, Utet, 1974; A. Carrannante, Le idee pedagogiche di Raffaello Lambruschini, in «I Problemi della pedagogia», 1988, nn. 4-5, pp. 483-489; A. Gaudio, La «Guida dell'Educatore» di Raffaello Lambruschini, in G. Chiosso (ed.), Scuola e stampa nel Risorgimento. Giornali e riviste per l'educazione prima dell'Unità, Milano, Angeli, 1989, pp. 119-145; F. Cambi (ed.), Raffaello Lambruschini pedagogista della libertà, Reggello, Firenze Libri, 2006.