Labriola Teresa

Professioni: Educatrice
Ambiti di produzione: Educazione femminile, educazione sessuale, emancipazionismo
Luoghi di attività: Lazio, Italia

Teresa Labriola, nata a Napoli il 17 febbraio 1873, terzogenita del filosofo Antonio Labriola e Rosalia Carolina von Sprenger, studiò legge, si laureò giovanissima e fu la prima donna a conseguire alla fine dell'800 la libera docenza in Filosofia del diritto presso l'università di Roma, ove ricoprì anche un incarico temporaneo che tuttavia non ebbe seguito. Nel 1912 avanzò domanda di iscrizione all'ordine degli avvocati, inizialmente accettata, ma poi respinta in Corte d'Appello con sentenza confermata nel 1913 dalla Cassazione. Questa decisione fu oggetto di una lunga contesa e occasione di pubblico dibattito. Soltanto nel 1919 una legge consentì anche alle donne l'esercizio delle arti liberali.

Esclusa dall'avvocatura, Teresa intraprese l'impegno politico, assumendo un ruolo significativo nel movimento emancipazionista femminile. Presiedette per diversi anni la sezione giuridica del Consiglio nazionale delle donne italiane, federazione di associazioni fondata a Roma nel 1903 e fu eletta vicepresidente del comitato pro-voto romano. Nei suoi numerosi scritti (La donna nella società moderna, 1902 e Per il voto alla donna, 1906) la L. approfondì le teorie femministe contemporanee, concependole come «l'ultima ed estrema punta del moto più generale dell'intera società d'Europa nel combattere i privilegi e per raggiungere l'uguaglianza del diritto, anzi la sua più logica e matura conseguenza».

La Grande guerra rappresentò per Teresa una svolta, sia personale sia politica. Dall'iniziale condivisione del socialismo «di famiglia», maturò nel tempo una critica del marxismo, che divenne più severa allo scoppio del conflitto e alla rivoluzione d'ottobre del 1917. A causa delle sue posizioni interventiste, si dimise dal Consiglio nazionale delle donne italiane, impegnandosi in iniziative femminili dirette a sostenere lo sforzo bellico. Di qui in poi si rafforzò nella L. la fisionomia della donna-madre (poi condivisa all'interno della ideologia fascista) congiunta a una specifica attenzione per la maternità, pur senza rinunciare a condannare la marginalità delle donne dal mondo del lavoro e il divieto del controllo delle nascite. Alla famiglia, in particolare, la L. dedicò studi e riflessioni in quanto prima cellula della società e primo luogo di socialità e di educazione.

La L. fu fervente sostenitrice dell'istruzione femminile (ved. in particolare I problemi sociali della donna, 1918): solo la circolazione e la diffusione di una maggiore cultura avrebbe potuto aiutare la donna a conquistare la propria indipendenza. La richiesta di diritto di voto e di partecipazione alla vita pubblica acquistano un particolare valore educativo se si pensa ad essi come diritti che possono essere esercitati appieno solo con una buona istruzione e con il libero accesso delle donne alla scuola superiore e all'università.

Fin dal congresso nazionale delle donne italiane del 1908 la L. aveva parlato non solo di suffragio universale, ma anche di un progetto «pedagogico» di formazione della nuova coscienza femminile e di una competenza o istruzione giuridica, la quale, complementare a quella educativa, doveva garantire l'acquisizione, previa una salda coscienza dei propri doveri, di nuovi diritti. Questo obiettivo fu perseguito dall'apposita sezione del sodalizio diretta per molti anni da Teresa. La sezione propose pene più severe ai colpevoli di stupro, sollecitò l'istituzione di corsi di istruzione sessuale per giovani maschi e femmine nonché insegnamenti comparati di storia delle religioni (proposta della maestra socialista Linda Malnati, appoggiata dalla L.).

La sua preparazione di giurista la aiutò a ripensare la revisione dei codici, civile e penale, soprattutto in relazione alla riforma del cosiddetto istituto familiare e alla rivendicazione dello «ius suffragii», indispensabile strumento pedagogico di progresso per la donna nella vita civile e in quella culturale. Appare dunque evidente che l'impegno civile e l'idea di una cittadinanza femminile assumono per la L. un chiaro valore pedagogico. Nubile per tutta la vita, morì in solitudine a Roma il 6 febbraio del 1941.

[Camilla Briganti]

Fonti e bibliografia: DBI, vol. LXIII, pp. 820-824; C. Villani, Stelle femminili, Napoli, Dante Alighieri, 1915, p. 115; M. Gastaldi, Donne, luce d'Italia. Panorama della letteratura femminile contemporanea, Milano, Quaderni di poesia, 1936, vol. II, p. 34; M Bandini Buti (ed.), Poetesse e scrittrici, Roma, Tosi, 1942, vol. I, p. 350; M. De Giorgio, Le italiane dall'Unità ad oggi, Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 28 e ss; E. Roccella, L. Scaraffia (edd.), Italiane, Roma, Dipartimento per le pari opportunità, 2003, vol. II, pp. 85-87.

F. Taricone, Teresa Labriola. Biografia politica di un'intellettuale tra Ottocento e Novecento, Milano, Angeli, 1994; G. Conti Odorisio, La formazione di Teresa Labriola e la libera docenza in filosofia del diritto, in «Materiali per una cultura giuridica», 1995, n. 1, pp. 173-194; M. Tesoro, Teresa Labriola e il suffragio femminile. Fondamenti teorici e soluzioni operative, in «Il Politico», 1995, n. 2; C. Gori, Crisalidi. Emancipazioniste liberali in età giolittiana, Milano, Angeli, 2003, ad indicem; G. Conti Odorisio, F. Taricone, Per filo e per segno. Antologia di testi politici sulla questione femminile dal XVII al XIX secolo, Torino, Giappichelli, 2008, pp. 285-294.