Josz Aurelia

Professioni: Educatrice, professoressa
Ambiti di produzione: Cultura ebraica, educazione femminile, istruzione agraria, scuola professionale
Luoghi di attività: Lombardia

Aurelia Josz nacque a Firenze il 3 agosto 1869 da una famiglia ebraica di estrazione borghese. Dopo il diploma in Lettere, conseguito presso l'Istituto superiore di Magistero femminile di Firenze, conseguì l'abilitazione all'insegnamento di Storia e Geografia all'università di Pavia. Nel 1890 si trasferì a Milano per insegnare nella scuola normale «Agnesi», dove nel 1906 ottenne la cattedra che tenne fino al 1920. Qui si distinse per la sperimentazione di nuove metodologie didattiche: costruì una sorta di museo antropo-geografico, con cartoline e altri documenti, e sostenne l'introduzione nella scuola dell'attività teatrale quale strumento per l'approccio alle conoscenze storiche.

Gli interessi storici della J. furono alla base anche della pubblicazione di due manuali di storia, di buon successo impostati su una metodologia ordinata su testimonianze oggettive, in particolare iconografiche: La storia di Roma ad uso delle scuole secondarie (1894); La storia d'Italia nel medioevo per le scuole complementari e tecniche (1899).

La notorietà della J. è comunque legata alla nascita della prima Scuola pratica agricola femminile (SPAF), da lei fondata nel 1901 presso l'orfanotrofio femminile della Stella. L'iniziativa si collocò nell'ambito delle iniziative promosse a Milano dall'Unione femminile, destinate a giovani e adolescenti in situazione di particolare disagio allo scopo di avviarle a un mestiere qualificato.

Sovvenzionata dal Ministero dell'Agricoltura e dalla Società Umanitaria, per dar vita all'impresa la J. si era documentata con viaggi di studio all'estero (Le scuole femminili agrarie all'estero. Note ed impressioni di viaggio, 1905). Il modello di riferimento era quello delle écoles ménageres belghe (in particolare il collegio di Heverlé, presso Lovanio), basate su una formazione professionale acquisita in forme pratico-sperimentali.

L'iniziativa dovette vincere le resistenze del mondo rurale, tradizionalmente maschile, mentre godette di pieno sostegno da parte degli ambienti emancipazionisti. In particolare si creò un vero e proprio sodalizio tra la J. ed Alice Hallgarten Franchetti. Quest'ultima si impegnò a fondo per la riuscita del progetto, facendo parte, insieme al marito Leopoldo, del direttivo della scuola, e assumendo diverse diplomate presso la Montesca. Non mancò neppure l'appoggio degli esponenti più illuminati del settore agrario, mentre la Società Umanitaria si assunse in gran parte l'onere organizzativo e finanziario.

Nel 1905 la scuola-convitto si trasferì a Niguarda, diventando una vera e propria azienda agricola, dove le allieve vivevano, pagando una modesta retta; requisiti richiesti per l'ammissione erano l'età minima di quattordici anni e la licenza elementare. L'obiettivo della J. era quello di formare un'imprenditoria femminile qualificata e aggiornata, rivolgendosi alla popolazione femminile rurale. Si trattò di un esperimento all'avanguardia, non solo dal punto di vista sociale, ma anche didattico, che non trovava precedenti in Italia. La formazione delle allieve s'intrecciò con la promozione di una agricoltura più moderna aperta anche a settori ancora inediti per il tempo (caseario, conserviero, allevamento selezionato, floricoltura ecc.). La scuola ben presto ottenne numerosi apprezzamenti e riconoscimenti.

Trasformatasi in ente morale, con la costituzione di un consorzio tra il Ministero dell'agricoltura, la Provincia e il Comune di Milano, la SPAF consolidò il suo successo anche con l'attivazione del primo corso magistrale in agraria (1921), destinato alle future maestre di campagna. Più tardi, la scuola di Niguarda trovò l'appoggio iniziale del fascismo, perché ritenuta compatibile con il progetto di formazione delle massaie rurali, ma subì in seguito una progressiva emarginazione; venne infatti chiusa nel 1931, e poi riaperta nel 1933, sotto una nuova direzione allineata al regime.

Ormai, condannata all'isolamento, la J. si dedicò alla scrittura con due saggi, su Boiardo e su Boezio, interpretati alla luce della sua vicenda personale. Dopo le leggi razziali, la docente rifiutò di fuggire all'estero e fu arrestata ad Alassio nel 1944. Internata ad Auschwitz il 30 giugno 1944, trovò la morte il giorno dopo il suo arrivo.

[Tiziana Pironi]

Fonti e bibliografia: documentazione sulla J. e sulla SPAF si trova presso l'Archivio storico della Società Umanitaria, Milano e l'Archivio dell'orfanatrofio delle «Stelline», Milano; nell'Archivio del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano è conservata la scheda relativa alla deportazione.

DBDL, pp. 601-602.

L'istruzione agraria della donna e un opportuno appello della signorina Aurelia Josz, in «Il Movimento agricolo», 13 settembre 1901; A. Panzini, Una femminista di nuovo genere, in «Vita internazionale», 5 luglio 1903; A. Negri, Scuola Agraria femminile, in «Corriere della sera», 9 dicembre 1904 e 17 maggio 1909; S. Bisi Albini, Alla scuola pratica agricola di Niguarda, ivi, 20 aprile 1914; P. D'Annunzio, Aurelia Josz (1869-1944): Un'opera di pionerato a favore dell'istruzione agraria femminile, in «Storia in Lombardia», 1999, n. 2, pp. 61-96; T. Pironi, L'educazione della «donna nuova» nel primo Congresso nazionale delle donne italiane (1908), in C. Ghizzoni, S. Polenghi (edd.), L'altra metà della scuola. Educazione e lavoro delle donne tra Otto e Novecento, Torino, SEI, 2008, pp. 272-276.