Harasim Lombardo Radice Gemma

Professioni: Professoressa, traduttrice
Ambiti di produzione: Didattica, grammatica, pedagogia
Luoghi di attività: Istria, Sicilia, Lazio

Figlia di Venceslao, capitano di navi a vela, e Antonia Lucich, Gemma Harasim nacque a Fiume (Istria) il 15 luglio 1876. Qui, completati gli studi, divenne insegnante di Lingua e letteratura italiana, Geografia e Storia nelle scuole cittadine femminili (simili alle scuole complementari esistenti prima della riforma scolastica del 1923), segnalandosi per alcune innovazioni nell'insegnamento della lingua italiana, illustrate nelle conferenze mensili che si tenevano nella scuola e pubblicate nel 1906 (Sull'insegnamento della lingua materna).

Il fratello di Gemma, Riccardo Lenac, nato dal primo matrimonio della madre, inviò il volumetto a Benedetto Croce che lo recensì sulla «Critica» del 1907 (il lavoro ebbe un'ulteriore edizione nel 1914 con il titolo Lingua materna e intuizione). La tesi dell'H. era che l'apprendimento della lingua non avviene attraverso lo studio delle regole grammaticali, bensì per assimilazione «a orecchio», senza nessuna forma di predefinizione grammaticale. Analogamente anche la retorica non serve alla comprensione del brano letterario, poiché il piccolo lettore deve sviluppare quella partecipazione emotiva ai sentimenti del poeta senza bisogno di analizzarli, classificarli o misurarli. Di conseguenza la capacità linguistica del comporre (tema all'epoca di grande attualità) non deve mirare al bello stile, ma alla sincerità, alla chiarezza dei pensieri, alla verità delle idee.

L'H. frequentò, probabilmente fra il 1906 e il 1907, grazie ad una borsa di studio, un anno di studi universitari a Firenze; dal 1908 iniziò a collaborare con la rivista «Nuovi doveri» (SPES, n. 755) diretta da Giuseppe Lombardo Radice, al quale, forse su consiglio del Croce, aveva inviato il volumetto sulla lingua. Sulla rivista lombardiana l'insegnante fiumana pubblicò numerosi articoli, affrontando temi non solo didattici, ma anche di politica scolastica. Dal 1909 su «La Voce» diede alle stampe le Lettere da Fiume nelle quali descriveva la situazione scolastica e socio-politica della sua città, denunciandone anche l'isolamento che la faceva essere «unita a nessuno e separata da tutto il mondo».

In quello stesso anno in occasione del congresso degli insegnanti di scuole media svoltosi a Firenze conobbe il Lombardo Radice, fino ad allora semplice amico epistolare, che sposò nel 1910. Dopo il matrimonio Gemma lasciò Fiume e si stabilì a Catania, dove il marito insegnava Pedagogia alle scuole normali e poi, dal 1911, all'università. Dal matrimonio nacquero tre figli (Giuseppina, Laura e Lucio). Da questo momento la sua vita si declinò in prevalenza nell'ambito della famiglia: fu stretta collaboratrice e consigliera del marito e si dedicò all'educazione dei figli.

Nel 1910 pubblicò gli scritti pedagogici di G.G. Herder, fino ad allora ben poco conosciuti dalla cultura italiana. Ne fece un'accurata traduzione e li illustrò con un'introduzione (il concetto dell'educazione religiosa, svolto più tardi insieme al marito nelle Lezioni di didattica del 1913, è mutuato in parte dallo Herder).

Con il passaggio del marito alla cattedra di Pedagogia dell'Istituto superiore di Magistero di Roma (1923) si trasferì nella capitale con i figli. Continuò a scrivere sull'«Educazione nazionale» (SPES, n. 445) su argomenti di educazione e di didattica familiare: sotto il titolo Gli appunti di una madre, pubblicò alcuni saggi sul disegno infantile (1925), sulla lettura (1922-1923), sulla matematica (1926-1928). Nel 1927, in occasione del primo centenario della morte di Pestalozzi affidò all'«Educazione nazionale» due saggi dal titolo Pestalozzi e la madre e Il Gluphi del Pestalozzi come modello del maestro moderno e tradusse La veglia di un solitario.

Durante la seconda guerra mondiale, rimasta vedova (il marito era morto improvvisamente nel 1938) aiutò gli intellettuali antifascisti che stavano dando vita ai primi nuclei della resistenza romana, facendo della sua casa sede delle riunioni del gruppo dirigente comunista romano, dando ospitalità a molti reduci dalla galera o dal confino, partecipando attivamente all'attività cospirativa. Dedicò il resto della vita alla cura dei suoi figli e nipoti e a custodire gelosamente la memoria del marito. L'H. morì a Roma il 31 luglio 1961.

[Francesca Borruso]

Fonti e bibliografia: documentazione sull'H. è conservata presso il Museo storico della Didattica «M. Laeng», Università di Roma Tre, archivio Giuseppe Lombardo Radice, nell'Archivio storico dell'INDIRE, Firenze, fondo Lombardo Radice, e nell'Archivio-museo Studi Fiumani, Associazione per la cultura fiumana, istriana e dalmata, Roma.

SPES, nn. 445 e 755.

N. Sistoli Paoli, Da Fiume a Firenze: l'esperienza di Gemma Harasim, in R. Pertici (ed.), Intellettuali di frontiera. Triestini a Firenze (1900-1950), Firenze, Olschki, vol. II, pp. 451-481; Ead., Educazione familiare e educazione religiosa. Riflessioni su due lettere dalla madre, in L. Rossi (ed.), Lucio Lombardo Radice tra educazione e politica, Ferrara, Corso Editore, 1993, pp. 79-96; Ead., Gemma Harasim. L'impegno educativo, Roma, Aracne, 2009.